Tutti quanti, durante la nostra carriera scolastica, ci siamo chiesti, presto o tardi, a cosa diavolo servisse la storia. Fra le risposte più gettonate c'era la sempre verde "a non ripetere gli errori del passato".
In cuor nostro, tutti abbiamo pensato che lo scopo fosse quindi quello di insegnare che valicare le Alpi con degli elefanti potrebbe essere un'impresa complicata, ma caricarli sul traghetto di Schettino potrebbe essere un'alternativa peggiore al problema.
Quando si arriva alla storia moderna, che in molti casi è ancora cronaca, i parallelismi diventano molto più semplici da fare.
Uno di questi, riguarda la strategia politica del considerare il nemico del proprio nemico come un alleato.
Nel secondo dopoguerra, gli americani sostennero l'Iraq contro l'Iran, a sua volta sostenuto dai russi, e finanziarono e armarono i Talebani per contrastare le mire dell'URSS sull'Afghanistan. I russi ed il comunismo erano i nemici, chiunque li contrastasse era per loro un prezioso alleato.
Come queste presunte alleanze si siano torte contro gli stessi americani, dovrebbe essere noto a tutti.
Un movimento popolare, in Italia, si scagliò contro la corruzione di Berlusconi e dei suoi fedelissimi al governo. Un giornalista fece loro da spalla, combattendo la stessa battaglia sugli stessi argomenti.
Dalla sinistra politica, molti elettori hanno cavalcato l'onda del dissenso in chiave giustizialista, pensando di aver trovato un alleato fresco fresco. In pochi, nel popolo abbagliato dalla sua crociata, si sono posti domande sulla parte propositiva di quel movimento, per capire se fossero o meno compatibili con gli ideali di base.
Non lo erano, evidentemente, ma erano il nemico del loro stesso nemico, quindi erano amici.
Ancora in meno si accorsero che il giornalista in questione si dichiarasse apertamente seguace/fedelissimo di Montanelli, giornalista dichiaratamente di destra, che quando criticò il "Berlusconismo", lo fece proprio da destra, forse unico nel panorama dell'epoca.
Poteva una persona del genere essere un amico? In circostanze normali ogni persona, anche poco ragionevole, avrebbe voluto scavare un po' più a fondo, ma il miraggio di aver trovato un occasionale alleato in una battaglia che sembrava destinata ad essere persa, ha porto i più a sorvolare sui dubbi. Molti, addirittura, non se li sono neppure fatti e sono passati direttamente alla santificazione.
Ora il giornalista segue coerentemente la sua strada, che non ha più grandi punti di contatto con il popolo di sinistra che l'aveva osannato, mentre il movimento... beh, quello è andato al governo con la Lega.
Era tutto chiaro, bastava volerlo vedere. Non c'è stata ipocrisia o finzione, giusto un po' di marketing ben studiato e una narrazione volta ad esaltare le vicinanze rispetto alle lontananze, per abbindolare le masse*.
Potrei continuare con gli esempi, sia internazionali che di politica interna, ma credo sia piuttosto chiaro il punto.
Cosa ci insegna tutta questa "storia" contemporanea?
Che il nemico del mio nemico è il nemico del mio nemico. Punto. Potrebbe essere un amico, potrebbe essere un altro nemico, potrebbe essere semplicemente altro da me, senza una relazione particolare.
Il fatto di avere lo stesso avversario non si porta dietro nessun'altra implicazione sul rapporto fra le parti, soprattutto se ci si limita ad una battaglia specifica.
Quindi il popolo delle Sardine, che si riunisce in piazza per protestare contro un leader dell'opposizione che cos'è? Dipende da dove lo si guarda.
Dal mio punto di osservazione, un po' più a sinistra dell'attuale sinistra parlamentare italiana, ma probabilmente meno di quella extraparlamentare, il movimento delle sardine è un movimento poco decifrabile, ma molto sospetto.
Non c'è una piattaforma politica propositiva condivisa a priori. Agli inizi, raccoglievano solo il dissenso contro Salvini e la Lega. La genesi sembra quindi simile a quella del Movimento 5 stelle, dieci anni dopo.
Una differenze salta subito all'occhio: le sedicenti sardine non c'erano, o erano completamente invisibili, quando Salvini era al governo. Sono saltate agli onori della cronaca quando è passato all'opposizione.
Un movimento popolare che protesta contro un leader dell'opposizione è fatto assai bizzarro. Puzza un po' di repressione, di caccia alle streghe o di squadrismo ben vestito.
A onor del vero, Salvini continua ad essere uno dei politici di riferimento del sistema politico italiano e per questo bersaglio degno di qualunque contestazione civile, ma resta l'anomalia di prendersela con una persona, che, di fatto, adesso non ha nessun potere oltre ad esprimere la sua (rivoltante) idea politica.
Sin qui, comunque, nulla da dire: le sardine si sono riunite intorno a un gruppo di persone e hanno deciso di prendere a pesci in faccia quello che reputano essere il loro nemico. Lui ha risposto coi gattini. Forse il dibattito socio/politico più alto degli ultimi 2 anni, a conti fatti.
Ancora una volta, ma in modo adesso ben più colpevole anche dall'alto, il problema resta la massa di persone che si è associata a un movimento che non conosce, che non è chiaro che piattaforma politica abbia, nel solo nome della lotta al nemico comune.
Anche su questo si potrebbe soprassedere, se non fosse che tante persone si riconoscono nelle sardine, si proclamano sardine, si sono innamorate del nemico del loro nemico, che hanno eletto a miglior amico per la vita, senza neppure conoscerlo.
La storia sta insegnando poco. Possibile? Sì, anzi peggio.
Il M5S aveva tenuto lontani i partiti, in un rigurgito di antipolitica che era un urlo di rivolta e un implicito manifesto politico (che tra l'altro credo che esaurisca completamente la parte propositiva aggregante del Movimento).
Le sardine no: loro hanno un obiettivo solo e circoscritto e strizzano l'occhio a tutti gli altri nemici del loro nemico. Non stanno facendo l'errore di credere che i vari partiti che adesso vanno a braccetto con loro, siano loro alleati: stanno facendo la spesa di seguaci fra persone frustrate che cercano una via di sfogo per la loro rabbia ormai irreprimibile.
I partiti, almeno quelli non di destra, si trovano costretti a giocare la parte degli amici delle sardine, per evitare che il popolino emigri in massa verso chi urla più forte.
Dubito che qualcuno dai piani alti sia veramente convinto che questi pesci lanciati in piazza contro un nemico puntuale, possano essere più che un occasionale rumore di fondo, ma tocca fare buon viso a cattivo gioco.
Del resto la maggior parte dei seguaci del M5S ha un percorso troppo simile per non farsi trascinare in una nuova avventura uguale, ma diversa, forse un po' peggiore nel metodo anche se, sempre forse, un po' migliore nell'assetto politico (sempre dal mio punto di vista).
Chi da sinistra si era mosso verso il M5S e poi se n'era distaccato quando era diventato troppo evidente e insormontabile la distanza ideologica, in larga misura è pronto a rifare lo stesso giro di giostra**.
Solo mesi dopo, a matrimonio già celebrato, plebiscito avvenuto e consenso incassato, arriva forse un manifesto politico, una posizione ufficiale, un'apertura ufficiale ai partiti e, udite udite, l'ipotesi di far diventare movimento politico un movimento di protesta. A chi interessa più? La storia è già nota, basterebbe averla studiata.
Si tratta solo della posizione di un pugno di persone che hanno un bastimento carico di sardine e non hanno paura a usarle: prenderanno a pesci in piazza il loro nemico, con il principale effetto di attirare tutti quelli che si illudono che il nemico del loro stesso nemico, sia il loro nuovo amico del cuore.
*Ovviamente c'è anche chi è veramente convinto di quella visione del mondo e l'ha sposata da subito per quello che era o chi l'ha cavalcata sin quando era comodo e poi è sceso dal carro quando non era più interessato. Si parla per categorie, non della storia dei singoli. Anche fra le categorie, solo una è di interesse per il mio racconto, le altre non influenzano in alcun modo la quesione.
** indubbiamente il fatto di essere passato da sinistra al M5S quando i partiti a sinistra erano una miriade per poi tornare a sinistra con un numero paragonabile di partiti e movimenti, ma quasi tutti diversi nei nomi e con le persone rimescolate a caso, non aiuta a mantenere salda la rotta delle proprie idee...
PS: volevo scrivere questo post da circa 2 mesi. Sono sempre stato svogliato. Ora lo faccio, forse più per ricordarmi, quando lo rileggerò fra un paio d'anni, quello che avevo visto arrivare. Sicuramente 2 mesi fa avrebbe avuto un altro effetto... pace.
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In cuor nostro, tutti abbiamo pensato che lo scopo fosse quindi quello di insegnare che valicare le Alpi con degli elefanti potrebbe essere un'impresa complicata, ma caricarli sul traghetto di Schettino potrebbe essere un'alternativa peggiore al problema.
Quando si arriva alla storia moderna, che in molti casi è ancora cronaca, i parallelismi diventano molto più semplici da fare.
Uno di questi, riguarda la strategia politica del considerare il nemico del proprio nemico come un alleato.
Nel secondo dopoguerra, gli americani sostennero l'Iraq contro l'Iran, a sua volta sostenuto dai russi, e finanziarono e armarono i Talebani per contrastare le mire dell'URSS sull'Afghanistan. I russi ed il comunismo erano i nemici, chiunque li contrastasse era per loro un prezioso alleato.
Come queste presunte alleanze si siano torte contro gli stessi americani, dovrebbe essere noto a tutti.
Un movimento popolare, in Italia, si scagliò contro la corruzione di Berlusconi e dei suoi fedelissimi al governo. Un giornalista fece loro da spalla, combattendo la stessa battaglia sugli stessi argomenti.
Dalla sinistra politica, molti elettori hanno cavalcato l'onda del dissenso in chiave giustizialista, pensando di aver trovato un alleato fresco fresco. In pochi, nel popolo abbagliato dalla sua crociata, si sono posti domande sulla parte propositiva di quel movimento, per capire se fossero o meno compatibili con gli ideali di base.
Non lo erano, evidentemente, ma erano il nemico del loro stesso nemico, quindi erano amici.
Ancora in meno si accorsero che il giornalista in questione si dichiarasse apertamente seguace/fedelissimo di Montanelli, giornalista dichiaratamente di destra, che quando criticò il "Berlusconismo", lo fece proprio da destra, forse unico nel panorama dell'epoca.
Poteva una persona del genere essere un amico? In circostanze normali ogni persona, anche poco ragionevole, avrebbe voluto scavare un po' più a fondo, ma il miraggio di aver trovato un occasionale alleato in una battaglia che sembrava destinata ad essere persa, ha porto i più a sorvolare sui dubbi. Molti, addirittura, non se li sono neppure fatti e sono passati direttamente alla santificazione.
Ora il giornalista segue coerentemente la sua strada, che non ha più grandi punti di contatto con il popolo di sinistra che l'aveva osannato, mentre il movimento... beh, quello è andato al governo con la Lega.
Era tutto chiaro, bastava volerlo vedere. Non c'è stata ipocrisia o finzione, giusto un po' di marketing ben studiato e una narrazione volta ad esaltare le vicinanze rispetto alle lontananze, per abbindolare le masse*.
Potrei continuare con gli esempi, sia internazionali che di politica interna, ma credo sia piuttosto chiaro il punto.
Cosa ci insegna tutta questa "storia" contemporanea?
Che il nemico del mio nemico è il nemico del mio nemico. Punto. Potrebbe essere un amico, potrebbe essere un altro nemico, potrebbe essere semplicemente altro da me, senza una relazione particolare.
Il fatto di avere lo stesso avversario non si porta dietro nessun'altra implicazione sul rapporto fra le parti, soprattutto se ci si limita ad una battaglia specifica.
Quindi il popolo delle Sardine, che si riunisce in piazza per protestare contro un leader dell'opposizione che cos'è? Dipende da dove lo si guarda.
Dal mio punto di osservazione, un po' più a sinistra dell'attuale sinistra parlamentare italiana, ma probabilmente meno di quella extraparlamentare, il movimento delle sardine è un movimento poco decifrabile, ma molto sospetto.
Non c'è una piattaforma politica propositiva condivisa a priori. Agli inizi, raccoglievano solo il dissenso contro Salvini e la Lega. La genesi sembra quindi simile a quella del Movimento 5 stelle, dieci anni dopo.
Una differenze salta subito all'occhio: le sedicenti sardine non c'erano, o erano completamente invisibili, quando Salvini era al governo. Sono saltate agli onori della cronaca quando è passato all'opposizione.
Un movimento popolare che protesta contro un leader dell'opposizione è fatto assai bizzarro. Puzza un po' di repressione, di caccia alle streghe o di squadrismo ben vestito.
A onor del vero, Salvini continua ad essere uno dei politici di riferimento del sistema politico italiano e per questo bersaglio degno di qualunque contestazione civile, ma resta l'anomalia di prendersela con una persona, che, di fatto, adesso non ha nessun potere oltre ad esprimere la sua (rivoltante) idea politica.
Sin qui, comunque, nulla da dire: le sardine si sono riunite intorno a un gruppo di persone e hanno deciso di prendere a pesci in faccia quello che reputano essere il loro nemico. Lui ha risposto coi gattini. Forse il dibattito socio/politico più alto degli ultimi 2 anni, a conti fatti.
Ancora una volta, ma in modo adesso ben più colpevole anche dall'alto, il problema resta la massa di persone che si è associata a un movimento che non conosce, che non è chiaro che piattaforma politica abbia, nel solo nome della lotta al nemico comune.
Anche su questo si potrebbe soprassedere, se non fosse che tante persone si riconoscono nelle sardine, si proclamano sardine, si sono innamorate del nemico del loro nemico, che hanno eletto a miglior amico per la vita, senza neppure conoscerlo.
La storia sta insegnando poco. Possibile? Sì, anzi peggio.
Il M5S aveva tenuto lontani i partiti, in un rigurgito di antipolitica che era un urlo di rivolta e un implicito manifesto politico (che tra l'altro credo che esaurisca completamente la parte propositiva aggregante del Movimento).
Le sardine no: loro hanno un obiettivo solo e circoscritto e strizzano l'occhio a tutti gli altri nemici del loro nemico. Non stanno facendo l'errore di credere che i vari partiti che adesso vanno a braccetto con loro, siano loro alleati: stanno facendo la spesa di seguaci fra persone frustrate che cercano una via di sfogo per la loro rabbia ormai irreprimibile.
I partiti, almeno quelli non di destra, si trovano costretti a giocare la parte degli amici delle sardine, per evitare che il popolino emigri in massa verso chi urla più forte.
Dubito che qualcuno dai piani alti sia veramente convinto che questi pesci lanciati in piazza contro un nemico puntuale, possano essere più che un occasionale rumore di fondo, ma tocca fare buon viso a cattivo gioco.
Del resto la maggior parte dei seguaci del M5S ha un percorso troppo simile per non farsi trascinare in una nuova avventura uguale, ma diversa, forse un po' peggiore nel metodo anche se, sempre forse, un po' migliore nell'assetto politico (sempre dal mio punto di vista).
Chi da sinistra si era mosso verso il M5S e poi se n'era distaccato quando era diventato troppo evidente e insormontabile la distanza ideologica, in larga misura è pronto a rifare lo stesso giro di giostra**.
Solo mesi dopo, a matrimonio già celebrato, plebiscito avvenuto e consenso incassato, arriva forse un manifesto politico, una posizione ufficiale, un'apertura ufficiale ai partiti e, udite udite, l'ipotesi di far diventare movimento politico un movimento di protesta. A chi interessa più? La storia è già nota, basterebbe averla studiata.
Si tratta solo della posizione di un pugno di persone che hanno un bastimento carico di sardine e non hanno paura a usarle: prenderanno a pesci in piazza il loro nemico, con il principale effetto di attirare tutti quelli che si illudono che il nemico del loro stesso nemico, sia il loro nuovo amico del cuore.
*Ovviamente c'è anche chi è veramente convinto di quella visione del mondo e l'ha sposata da subito per quello che era o chi l'ha cavalcata sin quando era comodo e poi è sceso dal carro quando non era più interessato. Si parla per categorie, non della storia dei singoli. Anche fra le categorie, solo una è di interesse per il mio racconto, le altre non influenzano in alcun modo la quesione.
** indubbiamente il fatto di essere passato da sinistra al M5S quando i partiti a sinistra erano una miriade per poi tornare a sinistra con un numero paragonabile di partiti e movimenti, ma quasi tutti diversi nei nomi e con le persone rimescolate a caso, non aiuta a mantenere salda la rotta delle proprie idee...
PS: volevo scrivere questo post da circa 2 mesi. Sono sempre stato svogliato. Ora lo faccio, forse più per ricordarmi, quando lo rileggerò fra un paio d'anni, quello che avevo visto arrivare. Sicuramente 2 mesi fa avrebbe avuto un altro effetto... pace.