21 novembre 2011

Spendiamo ste due parole, va.

Vogliamo spenderla una parola per quei cialtroni di governanti che hanno lasciato a malincuore la poltronissima di palazzo Chigi?
Due va, il minimo: era ora.
E poi, giacche' ci sono, ne approfitto.
Osservo che il piddi' un po' si vanta di essere riuscito a fare quello che i mercati, e Napolitano sulla loro spinta, hanno potuto.
Beh. Boh. Un po' grossa. Certo le manifestazioni per le donne, i referendum cavalcati all'ultimo, qualche spifferata su procedimenti e intercettazioni, sara' pure partita da li'. Qualche editoriale di Concita sull'Unita' pesante come un macigno e raffinato come la seta avra' pur fatto breccia. Qualche difesa di qualche direttore di qualche trasmissione pro veritate (indimenticabili Saviano e Fazio, anche se morbidi nell'additare nomi e cognomi, la Gabanelli, Floris) poi vabbe' e' stata controbilanciata dagli inchini alla perdita di Santoro. Ma tant'e'.
E' qualcosina. 5= (cinque meno meno), dai.
In vent'anni hanno avuto piu' di qualche occasione per staccare l'ossigeno all'interessato in conflitto, al monopolista delle tivvu', al processato.
Ma non hanno mai avuto gli attributi per fare cio' che andava fatto, e che poteva essere fatto in ossequio alla normale democrazia, e solo per difesa del proprio orticello.
Secondo la logica del "non verremo disintregati se non proveremo a disintegrare". Bravi, applauso.
Paura eh?

Ma poi se ne sara' andato veramente? Pensiamo davvero che non vendera' carissima la pelle? Nein.
Ne e' uscito nell'unico modo in cui poteva poi rilanciarsi: lasciare il lavoro sporco ad un altro, e non leggere sui tabelloni un vero voto di sfiducia (la compravendita dei parlamentari era evidentemente agli sgoccioli, si stava diffondendo il pessimismo).
Quindi alle prossime elezioni invece che da sconfitto se la giochera' alla pari, poche p@lle.

Cosi' il vaticano e' contento dei nuovi paolotti nelle stanze dei bottoni (bottini?).
Cosi' il nuovo centro che sostiene il bipolarismo (ma non e' un po' una contraddizione?) e' contento che il vaticano sia contento, perche' i democristi voteranno con l'anima in pace.

Cosi' la fiom che ha combattuto l'arroganza dei marchionne ora trova i figli delle banche (dobbiamo fare un riassunto di chi e' passera?)
ad intermediare con i padroni.

Cosi' sarko e la merkel almeno non possono piu' ridere della credibilita' del nostro governo (e secondo me davvero facevano bene).

Bon. Si quasi gira pagina. Tutto era meglio del nano e del suo circo, s'era detto. Ipse dixit. Vediamo ora se almeno riusciamo a tornare a confrontarci sul terreno della normalita'.

Non e' l'ottimo. Ma almeno c'e' di nuovo un punto di partenza.

Vedremo.

Rampo.
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17 maggio 2011

Filosofia da strada

Un paio di mesi fa Formigoni era ospite delle invasioni barbariche. Lucia ha seguito l'intervista nella sua interezza, io solo nelle battute finali. Alla fine dell'intervista lei ha espresso apprezzamento per quello che era stato detto e per l'intelligenza di Formigoni. Al di là delle mie convinzioni politiche, morali e religiose, sarei intellettualmente scorretto se non riconoscessi l'intelligenza del personaggio. La settimana dopo ho visto don Gallo, sempre alle invasioni barbariche e a breve distanza 2 preti (a mio avviso entrambi casi atipici) ad exit, uno pro e uno anti berlusconi.

Ho meditato a lungo di scrivere un post sul fatto che con certe persone non sono d'accordo neppure quando sono d'accordo. Questa frase enigmatica che adesso spiego si adatta abbastanza bene sia ai preti che ai fascisti, ma per motivi diversi. Il senso comune in entrambi i contesti è che anche quando arriviamo alle stesse conclusioni pratiche e pragmatiche (siamo d'accordo), ci arriviamo con percorsi diversi e soprattutto con fini diversi (non siamo d'accordo). In una concezione di continua evoluzione le nostre strade sono diverse ma a volte si intersecano, quindi ci sono punti di contatto ma arriviamo da luoghi diversi, diretti in luoghi altrettanto diversi.

Ho riflettuto su questo argomento cercando similitudini e analogie che spiegassero il concetto e provando a delineare dei valori differenti che giustificassero la mia conclusione.
Non è difficile trovarli.
Mi sono però accorto che stavo mancando il problema, soprattutto nel mio rapporto coi preti o con le persone che seguono motivazioni religiose.
La chiave di lettura mi è apparsa chiara pochi giorni fa parlando con dei colleghi, uno dei quali religioso, l'altra un po' nel limbo.
Il nocciolo del discorso, alla fine è uno solo: io non credo in nessun valore assoluto, chi crede nel dio cristiano sì (credo che tutte le maggiori religioni abbiano in comune questa necessità di "assoluto" ma non voglio entrare in un vespaio).

Nella mia visione dell'esistenza non esiste "il bene", "il giusto", "il bello", così come per contro non esistono "il male", "l'ingiusto" e "il brutto".
Per contro esistono "il bene secondo me in questo momento", che potrebbe anche essere casualmente identico al "bene secondo te adesso", ma potrebbe anche non esserlo e comunque non sarà uguale al "bene secondo me domani" (nota il "secondo me" e non "per me", ciò il punto è sull'osservatore non su chi ne trae beneficio).

Questa apparentemente piccola differenza si traduce nella dicotomia fra il trovare giustificazione alle proprie azioni dentro di sé o fuori di sé.
Se non accetto "il giusto in sé", ma solo "il giusto secondo me adesso", le mie azioni non possono essere mosse da altri (umani o divini) e cristallizzate per l'eternità. Chi mi parla di valori assoluti e immortali per me sta parlando di una cosa altrettanto interessante che "la bella addormentata nel bosco".

Io non posso (e non è che non vorrei o non sarebbe più facile, è solo che proprio non posso) accettare nessuna giustificazione, positiva o negativa, fuori da me, perché non riconosco sostanzialmente nessuna verità superiore ad un'altra, quindi nessuna verità è superiore alla mia. Né, per contro la mia è o può essere superiore ad un'altra.
Al più io posso essere più forte sotto un certo aspetto in un dato momento e imporre la mia verità su quella altrui. Pur consapevole che una volta imposta a terzi non sarà più "la verità secondo me in quel momento", ma l'altrui visione della mia verità (che il più delle volte è una imitazione dilettantesca dell'originale).

Questa concezione ovviamente mi facilità molto nel concepire che altri abbiano una loro visione di bene/male, giusto/ingiusto, bello/brutto. Purtroppo mi porta anche a dare per scontato che si illudano quando credono che avendo trovato persone con idee simili questo significhi che esiste una idea assoluta di queste idee.

 Forse il mio grosso limite è non riuscire a vedere l'infinito, l'assoluto. Forse il mio grande pregio è non credere alle favole.
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11 aprile 2011

RICORDIAMOLO!!!

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31 gennaio 2011

Una finestra su un passato tormentato

Se 10 anni fa avessi detto "Battisti" fuori contesto, tutti, credo, avrebbero pensato al cantante, Lucio. Io del resto all'epoca non ne conoscevo altri.
Devo ammettere che anche quando a fine 2004 la vicenda dell'altro Battisti, Cesare, è diventata un po' più nota, non l'ho seguita affatto.
Se però lo dicessi adesso, tutti i disattenti continuerebbero a pensare al cantante, gli altri invece magari ricorderebbero quella vicenda del terrorista degli anni di piombo, rifugiato in Francia, poi fuggito in Brasile, di cui abbiamo chiesto la restituzione, ma il Brasile ha detto no.

Le prima volte che ne ho sentito parlare, come spesso accade, la voce era quella del regime, che però sui media tradizionali non mi appariva dissimile da quella dell'opposizione: è un terrorista che deve tornare in italia e andare in carcere per quello che ha commesso.
Semplice, lineare, logico, inattaccabile.
Da vero pecorone non mi sono preoccupato di capire le ragioni, apparentemente assurde dell'interlocutore: il Brasile.

Nel mentre era successo che una lista di "intellettuali" (sembra che stiamo parlando di marziani!) aveva firmato una lista "a favore" di Battisti. Questo me lo sono totalmente perso, all'epoca. Mi è tornato sott'occhio quando ho letto un titolo di giornale che recitava più o meno così: "Via dalle biblioteche i testi pro Battisti". Uh. Questo titolo è di pochi giorni fa, e devo dire che fuori contesto non avevo capito che si stesse parlando di Cesare e non di Lucio, e ho fatto fatica a inquadrare il problema.

Beh, morale, grazie ai soliti metodi filofascisti della destra italiana (sia essa verde, nera o azzurra poco cambia), ho scoperto che varie persone, vari "intellettuali" si erano schierati "pro" battisti, fra cui Daniel Pennac, Wu Ming 1 e Valerio Evangelisti. Perplessità. Fra questi di particolare interesse per me è stata la presenza di Wu Ming 1, persona sicuramente schierata a sinistra, estrema sinistra, ma per come lo conosco decisamente troppo autocritica per essersi lasciato andare ad una apologia di terrorismo e troppo precisa per aver partecipato a una mozione politicamente così carica di significati senza essere sufficientemente documentato. Era decisamente il caso di approfondire, quindi approfondii.

Mi sono letto in ordine questo e questo testo di Wu Ming 1 sull'argomento. Mi si è aperto un mondo. Leggendo la biografia su wikipedia, qui, ne appare sicuramente il ritratto di un criminale. Forse wikipedia non è la fonte migliore del mondo in termini di affidabilità, ma tratteggia comunque un percorso di vita burrascoso che sostanzialmente nessuno si sogna di negare in toto.

Qui c'è la parte interessante del discorso. Battisti è (diamolo pure per assodato) un criminale, con buona probabilità è però anche vittima di alcune storture giudiziarie che meriterebbero maggiore attenzione.
In effetti quello che pochi dicono è che Battisti in Brasile non fa il turista, ma il carcerato, e che il Brasile non ce lo vuole rendere perché in Italia sarebbe trattato in modo iniquo, per la precisione si parla di "fondato timore di persecuzione del Battisti per le sue idee politiche".

Bene, per chi ha letto i 2 articoli linkati sopra è chiaro di cosa si parla, per gli altri il piatto è servito senza troppi sbatti a contorno, basta aver voglia di leggere (lo so che sono lunghi...).

Questo è uno di quei classici casi in cui tutto sembra perfettamente chiaro e corretto, il comportamento altrui sembra incomprensibile, eppure per qualche ragione (pigrizia? troppa carne al fuoco? estraneità al contesto degli argomenti?) si decide di non approfondire le ragioni dell'altrui opposizione ad argomentazioni inattaccabili e si finisce per aderire al gregge in modo acritico. Io, almeno ho fatto così.

è anche il caso di una maggioranza che pare vincere e per lo squallido  desiderio di schiacciare i dissidenti dà loro visibilità. Io probabilmente non avrei mai approfondito senza l'iniziativa di bando dei libri di chi lo appoggia.
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