8 dicembre 2013

Mandela e la mia ignoranza

No, tranquilli, non è che penso che "I have a dream" sia una sua frase simbolo. La mia ignoranza è diversa dalla sua.
Però la celebrazione per la morte di Mandela, mi fa riflettere sul fatto che anche la mia ignoranza è alquanto profonda, sebbene non abissale.
Cosa so io veramente di Mandela?
Sostanzialmente nulla che non siano idee confuse e fatti vaghi.
Ricordo che fu un attivista anti-apartheid, che subì una lunga incarcerazione per reati correlati alla sua attività politica. Che è diventato un simbolo di questa lotta, che una volta uscito di prigione andò al potere mettendo fine al dramma della segregazione razziale coatta in sud africa. Più interessante ancora ricordo che ha combattuto anche contro il razzismo di ritorno che si verifica spesso quando l'oppresso esce da questa situazione e sogna di poter diventare oppressore a sua volta, non per razzismo, ma per senso di rivalsa.
Lo ricordo come un uomo carismatico nei suoi discorsi e come una persona veramente di pace, non come una bestia feroce che ha lottato contro un potere opprimente così a lungo da diventare peggio di ciò contro cui ha lottato.
Lo so collocare storicamente e geograficamente in modo corretto, e a grandi linee ricordo la sua "presenza culturale" negli ultimi 15 anni circa.

Va bene, sì...circa ci possiamo pure essere, ma...chi cazzo è Mandela?
Un uomo non è questo...così ho tratteggiato forse migliaia di oppositori politici, che magari non hanno raggiunto il suo livello di potere, ma hanno vissuto un percorso analogo nello stesso periodo.
Ricordo qualche cosa di Mandela che è proprio sua, però non basta.

Ieri sono inciampato in un tweet che citava Lenin e che mi ha fatto riflettere. Il passaggio del Vladimir Ilic è il seguente:

"Le classi dominanti hanno sempre ricompensato i grandi rivoluzionari, durante la loro vita, con implacabili persecuzioni; la loro dottrina è sempre stata accolta con il più selvaggio furore, con l’odio più accanito e con le più impudenti campagne di menzogne e diffamazioni. Ma dopo morti, si cerca di trasformarli in icone inoffensive, di canonizzarli per così dire, di cingere di una certa aureola di gloria il loro nome, a "consolazione" e a mistificazione delle classi oppresse. Si svuota di contenuto il loro pensiero rivoluzionario, se ne smussa la punta, lo si svilisce. La borghesia e gli opportunisti in seno al movimento operaio si accordano oggi per sottoporre il marxismo a un tale trattamento".


Da queste parole alcune considerazioni. Su tutte il fatto che Lenin le sapeva tutte (e chi ne dubita, a torto, smetterà di farlo dopo aver letto cotanta sua citazione: "Se gli operai tedeschi volessero occupare una stazione, prima, bravi bravi, comprerebbero il biglietto.") . Oh, cazzo, ma proprio tutte..sì, perché il passaggio è tratto da "Stato e Rivoluzione" del 1917, quindi ha circa 100 anni, ma come aveva capito bene il potere lui e come aveva saputo spiegarlo è così profondo che il potere, in un secolo, non ha saputo riformarsi neppure nell'apparenza o nella forma.
La seconda, più a tema è: ma io conosco il Mandela "rivoluzionario", il Mandela presidente, il Mandela personaggio pubblico o il Mandela che il potere ha voluto farmi conoscere.
La differenza principale con quanto descritto da Lenin è che Mandela ha vinto la sua battaglia rimanendo in posizione visibile a lungo. Il potere, dunque, si è dovuto riassettare con lui ben prima della sua morte. E lo stesso Mandela ha dato una visione della sua vita, ma l'ha data dalla posizione in cui era una volta arrivato al potere.

Ma che cazzo, era un pacifista a tutto tondo o da co-fondatore dell'Umkhonto we Sizwe si era un po' rotto il cazzo di farsi prendere a calci nelle palle dal potere e cominciava ad aver voglia di restituirne qualcuno? Era un santo o era più semplicemente un uomo che aveva valutato le opportunità di un braccio di ferro rispetto a quelle di un confronto pacifico e si era fatto delle domande, dandosi delle risposte?

Alcune cose, per fortuna le so...o forse mi illudo di saperle. Non è di lui in particolare che voglio parlare, ma della mia ignoranza, che probabilmente è anche la vostra. 
Biografie di persone che hanno fatto la storia conosciute per sommi capi, spogliate dei dettagli che fanno la differenza (e ovviamente di quelli che sono veramente solo dettagli), sono biografie vere, sono significative o sono quelle che il potere ci dà per ammansirli post-mortem?

Per dirne alcuni dei più visibili: Malcom X è un personaggio molto più controverso di quanto non si pensi, e Martin Luther King è molto più complesso di un discorso. E Lenin stesso? Un uomo immenso, in tutte le direzioni (non solo quelle positive, intendiamoci) ricordato dai più come un nome lontano privato della sua carica rivoluzionaria e lasciato come simbolo di un fallimento, spauracchio per i bambini e per i politici non allineati ad un nostro (per fortuna) ex presidente del consiglio. 
E Iqbal Masih? Sembra più un mito che un bambino morto. Sembra l'emblema di ciò che dice Lenin: 
un'icona senza corpo, una rivoluzione smussata nel pressapochismo e, nella sostanza, una punta smussata, seppur tramite la venerazione. 
Ovviamente potrei approfondire, ma, altrettanto ovviamente, non posso approfondire tutto. Alcuni di questi (e altri) personaggi li ho approfonditi, ma quanti li ho approfonditi valutando le fonti? Quanto tempo mi richiederebbe approfondirli tutti?


Della Birmania, dell'Ucraina, della Russia, della Korea del Nord, della Somalia...che cazzo ne so? E tu che leggi che ne sai? Personaggi trattati con superficialità passano sugli schermi...ma non è la televisione il male. I media in generale: giornali, radio, Internet; offrono visioni ammansite di problemi lontani. 

Non potrebbe essere altrimenti, ma il dubbio di star ascoltando ciò che il potere vuole raccontare rimane...
...e rimarrà sempre sin quando si confondono le idee con le persone e si sente la necessità di mitizzare i portabandiera per non abbandonare l'idea che, magari in modo imperfetto, portano avanti.

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