15 gennaio 2015

Il film che non ti aspetti: Snowpiercer

Sarà il titolo, sarà la locandina, ma approcciandomi a Snowpiercer, ai tempi della sua uscita, avevo la netta sensazione del film cagata, collegandolo per qualche motivo a un mix improbabile fra il terrificante Trappola sulle Montagne Rocciose e il disdicevole Trappola in Alto Mare (che risulta superiore al suo seguito, perchè sì, sono uno il seguito dell'altro, solo per la scena della torta, NSFW, sappiatelo, con la sempre bella Erika Eleniak)

Non credo che serva puntualizzarlo, ma non c'è nessun nesso, neppure lontano, fra Snowpiercer e le due schifezze di cui sopra...eppure nella mia mente sono rimasti associati. Neppure il fatto che al posto di quell'attore imbarazzante che va sotto il nome di Steven Segal ci fosse Chris Evans è bastato a rompere la connessione nella mia testa!

Poi, un giorno, non so dove, ne ho letto bene e mi sono incuriosito. Così ho deciso di guardarlo e...il film c'è!

Film d'azione dall'ambientazione bizzarra, carico di significati metaforici abbastanza espliciti e di questioni morali più complesse, si lascia guardare con gusto e ti lascia parecchio.

La premessa della storia e qualche aspetto del film sono tenuti su con gli stecchini, ma da un lato in un film d'azione spesso questi aspetti restano in secondo piano, dall'altro è così forte il parallelismo sociale che il film tratteggia, da risultare inutile cercare di trovare la perfetta coerenza.
Non c'è.
Ma non conta, perché c'è un film che ci divide in gruppi sociale, ci inserisce in un sistema, ci fa pedine di un gioco perverso che non controlliamo, ci parla di perdizione e redenzione con tanto di ascesa verso...un luogo dove nulla può ugualmente cambiare. Ci parla dell'eterna illusione del cambiamento e degli equilibri fragili e necessari che ci circondano.
La soluzione è forse quella del fattone del film (spoilerino) o forse quello è il disastro maggiore: l'illusione di poter scardinare gli schemi ed uscire dal sistema, di poter reinventare un altro sistema diverso da quello che ci tiene sì prigionieri, ma al sicuro.
Peggio dell'illusione della rivoluzione. Peggio del tradimento dei sogni.

Un pugno in pancia attutito giusto dal fatto che è un film d'azione e l'azione certo non manca, con anche qualche trovata brillante e qualche momento emozionante e che la metafora, che c'è, resta asservita al racconto: non è un film didascalico e non è un film di "denuncia" sociale. Si tratta di qualcosa di diverso: la rilettura della nostra società, espressa secondo schemi e compartimenti separati. Il racconto di un viaggio al suo interno, la consapevolezza dell'orrore in cui ci culliamo (sì, perché ce la raccontano "dal basso", ma noi sappiamo sempre di essere in realtà abitanti dei vagoni di testa e con cosa paghiamo il nostro benessere), la constatazione che ci sono poche alternative all'interno dello schema in cui siamo e soprattutto non c'è un modello alternativo con una prospettiva di sostenibilità.

Al di fuori del nostro mondo, delle altre carrozze del nostro treno, c'è solo un freddo pazzesco...come quello che abbiamo dentro.




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