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13 marzo 2015

L'Isis e l'Europa pacificata

Faccio una precisazione iniziale: questo post è provocatorio e politicamente scorretto, forse offensivo, sicuramente irrispettoso.
Potrebbe dare fastidio.
Ma chissene...

Qualche giorno fa un amico mi ha passato il link al video dell'isis in cui sgozzano e decapitano i 21 prigionieri egiziani copti (è qui, ma non ne consiglio la visione, però se volete, vi evitate di cercarlo e trovare porcate rimaneggiate).
L'ho guardato e l'ho trovato molto diverso da come me lo aspettavo. Intanto è "montato" inframezzando parti "da film" a parti più "da documentario".
L'inizio e la decapitazione, in particolare, sono molto "da film horror", più che "reportage di guerra".
Poi, nel volto dei condannati non ho visto panico, non ho visto rabbia, rivolta...nulla. E questo mi è parso strano: 21 persone, non 1. Nessuno che pensa che visto che lo stanno per sgozzare vivo, magari vale la pena di provare a dare un calcio nei coglioni a questi stronzi, tanto alla fine ti ammazzano uguale? Nessuno che se la fa addosso, nessuno che urla, nessuno che bestemmia contro Allah, Maometto ecc (che poi anche se lo facesse, lo farebbe in una lingua a me incomprensibile, ma questo è un altro discorso).
Certo, il montaggio ti permette di tagliare via molte di queste cose, se anche sono successe.
Non mi sfugge neppure che, dopo aver sgozzato e decapitato con un coltello una vittima, il "protagonista" del video abbia il coltello e la mano insanguinata, ma la mimetica chiara linda e pulita.
Ma anche questo è facile da fare....

Però a questo punto mi chiedo che cazzo ho visto. Cosa c'era di reale? A guardarlo così, potevano anche essere tutto già morti al momento dello sgozzamento e successiva della decapitazione...e ci starebbe. Poteva addirittura essere tutto un effetto speciale. E magari lo fosse stato....

Comunque sia andata non cambia la barbarie del gesto.

Mi viene forse da pensare che anche chi si esalta a vedere certe scene e inneggia a 'ste gran teste di cazzo magari non avrebbe avuto lo stomaco di assistere alla scena intera, né forse avrebbe apprezzato un condannato a morte che bestemmiava in una lingua a lui comprensibile.

Come dire...hanno cercato un bilanciamento di finzione e realtà che esaltasse i loro simpatizzanti psicopatici senza allontanarli e senza allontanare i loro simpatizzanti "solo pazzarelli" e nel mentre terrorizzasse noi europei, cristiani o meno.

Apparentemente ci riescono. E, parlando di me in particolare, in realtà, più che spaventarmi direttamente, mi fanno schifo, nel senso che mi causano disprezzo nei loro confronti. Ma loro non mi spaventano più di tanto, perché la loro minaccia la sento lontana (avrei una paura fottuta se fossi adesso ai confini fra Libia ed Egitto). Mi causano sì paura, ma è una paura diversa da quella che vorrebbero provocare.
Il motivo per cui non mi riescono veramente a spaventare è che io so che noi non siamo neppure un briciolo meglio di loro. Siamo solo, apparentemente, pacificati. Ma è probabilmente una condizione transitoria (anche se spero sia il più duratura possibile).
La nostra maggiore "civiltà" più una convinzione effimera che una realtà consolidata.
Ho un po' l'impressione che 'sti spacconi del cazzo abbiano l'immagine dell'Italia e dell'Europa che arriva dalle televisioni patinate, quelle che attirano masse di persone che credono che sia tutto perfetto. E sì, magari è meglio che a casa loro, non voglio discutere di questo, ma non è tutto così splendido e lucente.
Una sorta di "voi non sapete chi siamo noi".

I nostri nonni ne hanno messi 6 milioni, di prigionieri, nei forni o nelle docce a gas nell'indifferenza generale (e non diciamoci cazzate, la guerra non era "alle atrocità" dei nazisti, ma "all'espansionismo" dei nazisti).
60 anni fa, non secoli.
Troppo lontano?
20 anni fa, circa, dall'altra parte dell'adriatico, "a 30 miglia di mare", si sono fatti stupri di massa con conseguente uccisioni collettive nei modi più variegati, circa 100 mila morti e oltre 2 milioni di profughi. Sì, ci ha dato fastidio, ma stavamo solo mettendo ordine in cantina, la nostra cantina, quindi ce lo siamo dimenticati in fretta.
Altra generazione?
8 mesi fa i neonazisti ucraini hanno catturato il capo della polizia di Donetsk e l'hanno sgozzato davanti alla moglie, nel mentre a Kiev hanno messo a capo della polizia un neonazista a capo di un battaglione accusato di rapimenti, stupri ed uccisioni di civli, nella nostra totale indifferenza (e consapevolezza manipolata dai media di regime).

Tutta questa gente non aspetta altro che una buona scusa per riaccendere i forni e l'indifferenza, se non l'appoggio, dell'opinione pubblica, per farlo impunemente. Se le lacrime, sul momento, non sono state versate per 6 milioni di innocenti, non lo saranno neppure per 100 milioni o quanti dovranno essere, senza distinguo, senza pietà.
Le uniche lacrime che prevedo sono quelle per le bollette del gas da pagare alla Russia, che però sarebbe probabilmente ben felice di fare uno sconto visto il fine per cui è usato.

Questo è quello che mi spaventa di più. Loro cercano di farci spavento e lo spavento che mi creano, il più grande, è che se vogliamo fare un'escalation al peggio, noi (in senso lato, è ovvio, almeno sin quando stanno al di là del mare) non abbiamo nessuna lezione da prendere. Abbiamo svariati secoli di atrocità e ancora adesso non abbiamo smesso: egli ultimi 80 anni ne abbiamo combinate di tutti i colori!

Ma non serve parlare di guerre vere e proprie o di neonazzisti, che sembrano anche quelli lontani da noi.
In molte autostrade italiane ci sono probabilmente più di 21 persone. Nei piloni, dico.
E basta cercare "vittime di mafia" so google a vedere che il numero è lungo, il modo è vario e la pietà è l'unica grande latitante.
Ovviamente l'Italia è formalmente pacificata e il clima è normalmente sereno. Non voglio mettere sullo stesso piano isis e mafia, per varie ragioni. Ma a parte il fatto che non sono convinto che l'isis sia mosso, ai piani alti, dalla religione (ai piani bassi, probabilmente sì, per certa follia serve un dio, ma proprio quel tipo di piani alti è quello che crea gli dei per controllare le masse), non sono neppure convinto che se qualcuno tocca i nostri interessi da vicino la reazione sia poi così tanto più civile della loro.
E non sono neppure convinto che se togliessimo il freno del rischio di una punizione a certa gente, non arriveremmo ben presto allo stesso livello di follia.

Mi piace vedere però un altro punto di vista ancora, e buttare altra carne sul fuoco, non solo quella di un povero pilota libanese: che interesse c'è nel mostrare queste barbarie?
Da parte loro (isis) una sorta di celodurismo che somiglia al gonfiare il pelo dei cani, da parte nostra quella di allontanare ogni possibile simpatia nei loro confronti, ma anche quello, meno nobile, di sentirci quelli buoni (in contrasto ai cattivi), quelli evoluti (in confronto ai barbari), quelli pacificati (in confronto ai selvaggi in guerra).
Se dovessero mai attravarsare il mare, o anche solo provarci, non credo che ci metteremmo molto a toglierci di dosso la nostra ipocrita superiorità e rimandarli a casa in cenere (passando per il camino, dico). Ma sino a quel momento abbiamo bisogno di illuderci di essere migliori.

"L'uomo produce il male come le api producono il miele" (William Golding)



PS: non ho volutamente parlato delle assurde atrocità del resto del mondo, dagli squadroni della morte e i desaparecidos del sud america, agli khmer rossi o le follie del regime nord coreano. In primis perché sono troppo lontane, e poi perché non servono ulteriori "finzioni" a distrarci dal fatto che anche noi siamo così, perché...l'uomo è fatto così. E certo si potrebbe inserire anche la mattanza delle minoranze negli USA da parte della polizia o le repressioni folli dal regime cinese. Ce n'è per tutti, in tutti i continenti, forse giusto l'Antartide si salva, non essendo stabilmente abitato...




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12 giugno 2013

Lo slogan è (un po') fascista di natura?

Silvestri era più convinto nel cantarlo. Io un po' meno. Lui ne ha fatto uno slogan, dandosi (apparentemente) del fascista da solo.
Io ne faccio un dubbio, facendo di me...il solito uomo con molte domande e poche risposte, ma per fortuna alcune linee guida solide e profondamente ancorate.

Sabato sono andato a un concerto in favore del movimento di evoluzione/rivoluzione sociale equadoregno. Suonavano i The Gang, gli Assalti Frontali e la Banda Bassotti.
Il primo gruppo non l'ho mai degnato di grande attenzione neppure negli anni 90, quando ero più vicino a certe "manifestazioni" musical/politiche e loro avevano una risonanza ben maggiore, e ne ricordo una sola canzone.
Gli Assalti Frontali hanno contribuito con quel gran capolavoro che è Conflitto (anche questa volta dimenticato dal vivo), prima e con quell'altro gran disco che è stato Banditi ad avvicinarmi all'hip-hop e a farmi riflettere su tante cose. Non a caso Conflitto ha il suo elemento di maggiore bellezza nell'essere un disco con molte domande, molti dubbi, molto disagio, poche risposte, ma delle certezze salde e della altrettanto salde linee guida.
La Banda Bassotti è...uno slogan via l'altro: orgoglio e appartenenza. Orgoglio per l'appartenenza. Appartenenza a una idea e ad una non idea: all'idea di una società "comunista" ed all'idea dell'antifascismo come elemento di unione e coesione. Appartenenza alla lotta. Appartenenza a una collettività che costituisce un mondo alternativo. Appartenenza all'odio contro un diverso che non può che essere odiato.

Del fatto che io non sia disposto a definirmi tramite una negazione ho già parlato secoli fa, quando ancora scrivevo sul defunto yahoo 360 (rip), non ha senso parlarne ancore e sarebbe comunque un'altra storia.

Devo dire che quella fila quasi infinita di slogan mi ha fatto molto piacere. Era da tanto che non sentivo un senso di appartenenza, anche a causa dell'essere diventato sostanzialmente un orfano politico, da vari anni ormai. Era tanto che mi sembrava che quell'identità non esistesse più. Sentirla urlata e ripetuta, elevata a slogan dal palco e rimbalzata dal pubblico, mi ha dato una certa gioia.

Con tutto questo è vero che probabilmente molti nel pubblico non sapevano bene di cosa si parlasse...e forse anche qualcuno sul palco marciava più sullo slogan come elemento di cieca aggregazione che che come portatore di contenuto.

Slogan usati per fare branco, per appiattire il dialogo, per semplificare oltre la barriera in cui le differenze sono ancora significative.
Ma è uno slogan appunto. Ne è la natura. Questa natura è fascista? Un po'. In generale è molto di destra, nella sua idea che esista un noi (quelli raccolti nello slogan) e un loro esterni a noi (quelli contro cui è rivolto lo slogan), eterni e immutabili. Non punti di vista, ma realtà assolute.
Cioè "il male" descritto come assoluto e non dipendente dal punto di vista, costante ed estraneo a noi come lo descrive spesso la destra e lo descrive bene Antonio Caronia.
Lo dico subito per evitare incomprensioni, la Banda Bassotti questo non lo fa: più esplicitamente partigiana e schierata di così è difficile anche solo concepirla.

Detto questo, però, lo slogan può essere anche una semplificazione che unisce, laddove è chiaro che la verità non si ferma a quelle poche parole. Il fatto che sia un titolo, non implica che poi non si debba leggere il testo a seguire.
Se il titolo è accattivante si prova più facilmente lo stimolo ad approfondire. Se diamo per assunto che tutti quelli che ascoltano lo slogan conoscano il contesto che lo partorisce ed abbiano una condivisione di fondo, non tanto dello slogan in sè, ma di tutto il contesto di cui lo slogan è sintesi, allora si perde quel connotato "fascista" (che fascista, diciamolo pure, comunque non sarebbe, ma in Italia sembra che qualunque idea conservatrice o di destra si debba definire fascista...).

La verità, credo, sta sempre da qualche parte nel mezzo. C'è chi lo urla come coro senza sapere cosa dice e chi semplicemente festeggia la sua appartenenza con delle semplificazioni, dando per scontato, almeno in quell'occasione, tutto il contesto.

La deriva fascista di uno slogan antifascista è allo stesso tempo paradossale e tragica, eppure parzialmente inevitabile.
Compito di ciascuna persona che quello slogan lo urla, ma con consapevolezza, è diffondere il contenuto completo di cui lo slogan è sintesi. Parlare della lotta che c'è dietro. Del motivo di quell'urlo. Del suo obiettivo.

Nel nostro piccolo è d'obbligo non tagliare sulla cultura e l'educazione.

Ogni volta che un ragazzino canta, senza riflettere, che "l'unico fascista buono è il fascista morto" è mio dovere spiegargli che se non capisce nel profondo cosa significa e che è un'esasperazione e una generalizzazione utile solo all'aggregazione e non certo un inno allo sterminio di chi la pensa in modo diverso e assoluto, allora cantandolo sta solo descrivendo il suo suicidio come una cosa buona...allo stesso modo in cui Silvestri si è apparentemente dato del fascista da solo.
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