10 giugno 2014

Un senso di...

C'è gente che è a suo agio sempre. Non sente il peso del contesto, non si giudica, non pretende da sé, o se lo fa tara le sue pretese sul raggiungibile.

Ecco...io no.
Sono da sempre il primo e quasi unico giudice di me stesso. Nel bene e nel male.
Se le aspettative della gente poco mi tangono, le mie su me stesso arrivano quasi a schiacciarmi. Così è sin da quando sono un ragazzino.
Quello che ne scaturisce, a volte, è un paradosso: mi sento inadeguato anche quando intorno tutti sembrano soddisfatti di me.
Capita anche il contrario, ma recentemente non è più molto frequente.

Io non riesco ad essere felice se non soddisfo le mie aspettative su di me. Poco conta se gli altri, anche quelli più vicini, quelle aspettative non le hanno e non le condividono.
Mi pesa così tanto che tendo a rifuggire dal mondo sin quando non trovo una soluzione dentro di me.
Ammesso che la trovi.
Sino a decidere per gli altri se loro non vedono da soli la mia inadeguatezza.


Una forma estrema di egoismo ed egocentrismo, probabilmente. Una conseguenza del mio relativisimo, forse.
Sicuramente un infinito senso di inadeguatezza


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