Quando leggo qualcosa mi piace assaporare le parole, sentire il ritmo che fluisce, capire il significato esplicito, intuire il significato implicito, collegare e connettere i concetti. Mi piace entrare in sintonia con il periodare dell'autore!
Le parole sono importanti!
...la punteggiatura anche.
Capirsi passa attraverso l'uso delle giuste parole inserite in frasi complesse, ritmate dalla punteggiatura.
Litigare è un po' come sbagliare la punteggiatura della propria vita insieme. Non parlo necessariamente di coppie, ma anche di amicizie e di rapporti umani più blandi.
Quando all'interno di un paragrafo compare, inattesa, una virgola dove palesemente non ci andava, il ritmo si rompe e il significato traballa, magari si perde. Se non quello esplicito, almeno quelli impliciti.
All'interno di una pagina ben scritta una virgola di troppo può passare inosservata, o magari esser notata e subito dimenticata.
Quando ne compare un'altra, altrettanto inattesa, nel paragrafo successivo, l'intoppo comincia a farsi sentire: l'intera pagina inizia a traballare.
Se ogni paragrafo contiene pause che io lettore non capisco, snodi intellettuali che mi sfuggono, perdo prima il ritmo, poi le sfumature e alla lunga anche il significato di quello che leggo.
Non parlo di punteggiatura "sbagliata": uso la parola inattesa apposta.
Io sono consapevole di avere un uso non canonico della punteggiatura. Un abuso intensivo e volontario della sospensione.
Ma la punteggiatura è comunicazione.
Ci sono degli errori, certo, come in tutto ciò che è codificato (e a volte gli errori comunicano). Più spesso ci sono delle sfumature di significato, delle impronte di ritmo, dei....significati sottesi che nessuna parola può esprimere: solo la durata e la forma della sua assenza, del silenzio, possono.
Un "errore" di punteggiatura crea una incomprensione dove le mere parole erano comprensibili e condivisibili. Lì, per me, inizia il litigio.
Non si litiga quando non ci si intende: prima si cerca una nuova forma di comunicazione.
Di solito non si litiga quando non ci si condivide: più facilmente ci si separa vivendo realtà parallele (a meno di non essere come 2 ragni chiusi in una boccia di vetro, obbligati al continuo confronto senza possibilità di coesistenza).
Si litiga quando ci si capisce e ci si fraintende allo stesso tempo. Quando le parole sono chiare, il significato esplicito è almeno intuibile, quello implicito è totalmente frainteso. Quando la punteggiatura è totalmente "sbagliata", nel senso di non condivisibile fra le parti.
E allora torno indietro: è normale che qualche virgola scappi e qualche punto di troppo alteri la nostra comprensione dell'altro e della storia della propria vita insieme.
Quando sono pochi sono stimolanti, almeno se e quando portano al confronto e all'approfondimento dei significati.
Quando diventano molti il confronto diventa scontro...il ritmo si perde, la lettura si inceppa; la bella trama va sullo sfondo a causa di una forma che la rende difficile da capire e da seguire, le finezze dell'intreccio si perdono.
Quando diventano troppi, non si capisce più cosa si legge. Non si capisce più perché lo si legge. Si smette di leggere e si ripone il libro. Il litigio che porta alla definitiva incomprensione, dove il litigio, finalmente, si spegne, non più alimentato. Se poi gli "errori" sono all'inizio del libro, ne bastano pochi per farci perdere il senso della lettura: senza contesto è facile fraintendersi. Senza appoggiarsi sulle spalle del gigante che è la nostra storia con l'altro è automatico rendersi conto che siamo solo dei miseri nani. Se capitano molto avanti, a volte il gigante del passato ci fa (fra)intendere il significato di frasi altrimenti incomprensibili e litigare dove non avrebbe potuto, senza storia, esserci comunicazione.
A volte capita di aver la fortuna e la voglia di poter dialogare con l'autore mentre sta scrivendo. Tipicamente si prova a fargli usare la punteggiatura come la vorremmo. Lo facciamo un po' tutti, in qualche misura, quando possiamo. Io sicuramente lo faccio spesso benché mi sforzi in continuazione di non farlo! Il risultato migliore che si può ottenere è quello di rendere lo scrittore frustrato perché limitato nel suo esprimersi ed il capitolo successivo del libro artificioso...se si è abbastanza ciechi ed egocentrici questo risultato arriva senza accorgersene. Si chiama ugualmente prevaricazione.
Con un po' di sforzo, si può cercare di capire, invece, il perché di quell'uso "inatteso" della punteggiatura. Di solito non cambia il fatto che il ritmo ci risulti spezzato, però a volte si capiscono i significati sottesi. Si cresce insieme all'autore. Perché capire le sfumature di un altro, sfumature che prima non riuscivamo neppure a intuire, ci arricchisce anche al di là della mera comprensione di qualche significato in più.
Certo se poi non piace, non piace....e il libro lo si molla lì.
Bella PDE, uno dei tuoi pezzi migliori in assoluto. Applauso.
RispondiEliminaBella Rampo :)
RispondiEliminaBen tornato...beh, forse sei stato meno latitante di me! :D
Grazie dell'applauso, sempre molto gradito ;)