3 dicembre 2009

Tornando a parlare di politca...

2 settimane fa ho visto una puntata di report in cui si parlava, fra le altre cose, delle reazioni che ci sarebbero negli altri paesi se avessero un premier incriminato come il nostro e parzialmente condannato, pure. Parzialmente perché lo si capisce solo dalle motivazioni della sentenza, visto che i suoi processi sono quasi tutti finiti con la prescrizione.

Da qui mi partono 3 discorsi, per così dire, radiali.
Il primo è che il cavaliere mi fa un po' schifo. Ideologicamente di sicuro. Umanamente non so, ma che importanza ha? Mica me lo devo sposare...Istituzionalmente forse solo poco meno che ideologicamente. Problema mio e di tanti, ma comunque di una "non maggioranza".

Il secondo è che la gente parla a vanvera. Le domande su cosa sarebbe successo se fosse accaduto in Francia/Germania/UK/USA/Salama, invece che in Italia sono, sostanzialmente, delle bufale.
Il motivo, a parte che siamo nel mondo dei 'se' e dei 'forse' è molteplice. Da una parte il fatto che uno stronzissimo ministro si dimetta perché suo marito affitta film porno (o anche altri, che differenza fa?) pagati dal ministero è completamente disgiunto dal fatto che nella stessa situazione lo farebbe anche un leader delle masse.
Ma su questo argomento c'è di più: il motivo di quella scelta e di molte altre simili, del resto analogo al motivo addotto da tutti gli intervistati più o meno illustri in materia di politica del rispettivo stato, è che un personaggio con delle pendenze giudiziarie sarebbe stroncato dal consenso popolare.
Bene.
Come si sposa questo con il fatto che allora anche un personaggio che qui nonostante tutto è sorretto da un enorme consenso popolare dovrebbe dimettersi?
Cioè mi spiego: il motivo delle dimissioni negli altri paesi è un motivo di mera convenienza politica, opportunamente mascherato da questione morale. Un personaggio (minore) travolto da scandali giudiziari è bruciato e si deve togliere di mezzo (con eventuali benefit sottobanco) per non bruciare i compagni di partito.
Tolta la convenienza, tolte le dimissioni.
In Italia la convenienza non c'è, quindi non ci sono neppure le dimissioni.
Oh e non è che non c'è convenienza per colpa dell'odioso politico. Non c'è perché la gente continua a votare come prima!
Il motivo del voto popolare è argomento complesso e che probabilmente in parte mi sfugge, quindi se qualcuno di chi legge volesse provare a illuminarmi o a fare ipotesi, che vadano oltre la tanto banale quanto falsa "si è comprato tutto anche la moralità", ne sarei felice.


Il terzo discorso, più astratto, è che preferirei un buon politico che si fa anche un po' di cazzi suoi illeciti a un cattivo, ma integerrimo, politico. Questo lo dico in generale, senza riferimenti particolari e ovviamente senza prendere in considerazione l'ipotesi, per altro assurda, del bravo e integerrimo uomo politico.
Il punto è che la sfera dell'azione politica e quella dell'azione individuale hanno dei punti di contatto ma anche così tanti punti di differenza che valutare una persona nel complesso è tendenzialmente poco proficuo. La società tende a specializzare i ruoli. Così come non mi interessa che un politico fra le doti abbia la capacità di giocare a calcio, potrebbe non interessarmi nulla almeno di tutte le altre questioni che non attengono alla sfera pubblica, lecite o illecite che siano. Dico a me come elettore, poi chiaramente i processi faranno i loro corso...
Cioè, ricalandoci nel contesto, se Berlusconi fosse veramente l'uomo del miracolo, qualche magagna gliela si potrebbe concedere (o posticiparne l'analisi o quant'altro). Purtroppo è un arringatore di masse e poco più, quindi la voglia di mettere in secondo piano il resto, a me, sicuramente non viene. Forse nel fatto che molti lo trovano l'uomo del miracolo risiede parte della propensione delle masse a continuare a votarlo...

Ultimo discorso che scaturisce da tutto ciò è che non ha senso giudicare i leader con una "moralità collettiva" quando essi agiscono nel contesto di una moralità localizzata. Gli italiani non sono i francesi, quindi i leader italiani non si possono (e non si devono) comportare come i leader francesi. Idem per tedesci, inglesi, americani e quant'altro. La classe politica è figlia del suo tempo e della cultura del suo tempo nella sua zona. Se un italiano si comportasse come un tedesco l'Italia sarebbe come la Germania. Non lo è, nel bene e nel male. Quindi o si cambia la testa della gente (ma è giusto? É lecito?) o si cerca di convivere coi pro e i contro della mentalità italiana.

Ah già, ovviamente si può anche decidere di andarsene, ipotesi allettante, ma probabilmente non nei miei numeri.

3 commenti:

  1. Il mio amico jj mi ha mandato una risposta via mail, chiedendomi di pubblicarla negli interventi, eccola:


    Vedo tre possibili sviluppi del tuo discorso:

    - astrazione,
    - Berlusconi,
    - esperienza personale.

    La terza cerco di affrontarla brevemente perche' rischia di portarmi off topic, e parto dal tuo incipit: "...si può anche decidere di andarsene", l'ho fatto, e neppure troppo casualmente, quando ho perso la speranza in una politica che sappia tradursi al cittadino.
    Per questo sono d'accordo con te sul fatto che sia sulla carta un'ipotesi allettante, ma che faccia parte dei tuoi numeri o meno, sara' la risposta alla seguente domanda che aiuta a prendere una scelta cosi' estrema: "sono disposto ad accettare ITALIA(fraternita',uguaglianza,liberta') come funzione di compromesso per la mia coscienza [da garzantilinguistica.it -> sentimento che ciascun individuo (in quanto capace di ripiegarsi su sé stesso e farsi consapevole di sé nei propri rapporti con gli altri) ha dei valori morali]?"
    Fermo qui questo argomento, troppo alto il rischio di generare off topic.

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  2. seconda parte del commento di JJ:

    Tornando al tuo post, come potrei non essere d'accordo con te? Un buon politico pieno di magagne oppure un politico integerrimo ma completamente dissociato? Nella prima colonna, esempi provvenienti da culture ed ambienti politici assolutamente diversi, potrei citare (alcuni per sentito dire) Kennedy (!), Mitterrand, De Gasperi (?), Castro (!?!?)... politici integerrimi (con i loro valori) da portare come esempio non me ne vengono in mente... forse e per motivi molto diversi Berlinguer e la Thatcher... ma se per il primo provo un affetto quasi umano (tipico per i perdenti) per la seconda un odio profondo, vedo in lei e Regan i genitori - la progenia - di questo individualismo immorale del quale la nostra attuale societa' e' il prodotto naturale.
    Con questa introduzione voglio semplicemente esprimere che di politici da ricordare per carisma o azioni, paradigmi di politica - ce ne sono pochi... nella nostra piccola storia abbiamo avuto a che fare con personaggi piu' o meno mediocri, che vanno da Amato a Sarkozy, passando per Blair, Prodi, Aznar/Zapatero (i non citati - volontariamente esclusi perche' non abbastanza kitch, trash, estremi). In questo contesto di mediocrita' (forse la storia mi dara' torto e dovremo ricordarci della Merkel come di una grande statista???) l'astrazione del compromesso funziona, tanto piu' che come dici tu i politici dovrebbero essere un sottoinsieme (privilegiato, meritevole???) della societa' che rappresentano: si formano nelle stesse scuole, universita', aziende, quartieri, parrocchie e territori che il cittadino vive, si impregnano degli stessi valori e li portano alle istituzioni, adattando le istituzioni per essi.
    C'e' un "ma": questo discorso funziona nel momento che il politico vive effettivamente la vita del cittadino (certo con i suoi bei privilegi) e riesce a condividerne i problemi, le insicurezze, le paure che questo mondo in evoluzione propone al signor rossi di turno.
    Questo passaggio (visto da fuori) in Italia manca... potrebbe sconfinare in marketing e publicita' certo, cultura dell'immagine. Ok. Te la passo - ma vado avanti: Berlusconi no (sarebbe un mal'esempio ecclatante), Rutelli mantiene due camionette dei carabinieri fisse davanti alla sua dimora, quando si muove lo fa sempre accompagnato, nessuna possibilita' di contatto con la gente... in 30'anni in italia l'unico politico con il quale ho potuto interagire e' stata (misericordia) Irene Pivetti... quando ancora la Lega Nord era solo un movimento europeista (!!!).

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  3. terza parte del di JJ pensiero:

    Dopo la caduta dell'impero (c'era una volta...) romano, l'Italia (divisa e non) si e' barcamena in contee e ducati relativamente lontani dal centro del potere principesco (astrazione di laico - dopo la parentesi ravennate) che fosse Aquisgrana, Parigi, Madrid o Vienna. (Roma Vaticana ha rappresentato un potere alternativo che ancora oggi marca la vita quotidiana... la tua coscienza e la tua pesciolina ne pagate il conto)
    Questa situazione puo' aver favorito lo sviluppo di una coscienza collettiva passiva all'elite di turno, che siano i Borghese o i Moratti, l'Italia e' stata retta da famiglie, con logiche e sistemi piu' o meno patriarcali ( - organizzati: si puo' parlare di mafia?). La classe politica e' uno specchio di questo potere, non la punta della piramide "nazione", (ma) una finestra istituzionale di e per il potere - con qualche eccezione (l'origine del fascismo? puo' essere?).
    Ecco perche' la tua astrazione mi piace -filosoficamente- , ecco perche' stride con la percezione che ho dell'Italia: un popolo come forza lavoro a basso costo ed economicamente contribuente, una borghesia patronale organizzata in lobby, ed un vertice economico/culturale elitario e chiuso. (Nessun paragone, la gallia transalpina funziona quasi allo stesso modo, senza polemica - e' solo un pochino piu' comoda da vivere - e comunque condivido che il politico vada giudicato sulla base della coscienza morale del paese nel quale esercita).


    Ecco perche' Berlusconi in questo contesto risulta piccolo ed ininfluente, tolto lui - la massoneria di turno ne mettera' un altro. (questo punto si risolve in fretta... non trovi?)

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