20 maggio 2010

Di feccia, truffe e pestaggi

9 anni fa, a Genova, si è svolta la manifestazione contro il G8. Di quella esperienza, a cui a malincuore non ho preso parte, ricordo l'incredibile violenza delle nostre forze dell'ordine. Temuta già da mesi, a mio avviso sapientemente organizzata.
Vado oltre, l'organizzazione stessa della sicurezza è stata un atto criminale, volto a generare il maggior numero di scontri, danni e rumore mediatico possibile.
C'è stata la volontà dello stato di dare un messaggio di appartenenza e continuità con un retaggio fascista che molti vorrebbero ancora più esplicito. Paradossalmente non sono le parti dichiaratamente più destrorse della maggioranza ad esprimere le posizioni più estreme, ma questa è un'altra storia. "Infondere paura come forma di controllo".

C'è stato un morto. Era mediaticamente "giustificabile" nel contesto, ma avrebbe potuto essere un altro: era tutto costruito ad arte in modo da creare le condizioni idonee.
Poi c'è stata la mattanza della scuola Diaz. Uno dei momenti più bassi di tutta la vicenda, ma anche il momento in cui qualcosa si è inceppato. Il cosa, purtroppo, è solo che c'era dentro un giornalista spagnolo pestato insieme agli altri, e che non è stato zitto, ma ha dato rilevanza internazionale ai fatti e di rimbalzo ha cambiato drasticamente la posizione dei giornali italiani (con l'evidente eccezione dei barzellettieri di destra, a partire da "il giornale"). Prima i manifestanti erano i cattivi, poi finalmente qualcuno si è accorto delle mille incongruenze in quel che accadeva e che mostravano un disegno quasi opposto.

C'erano molti responsabili, e salendo la catena si arriva a un ministro dell'epoca: Scajola. Dell'epoca, appunto, perché poi se n'è andato (purtroppo non in prigione, come si sarebbe meritato, per concorso in omicidio, chi aveva la responsabilità di accettare le pressioni per le pallottole di gomma).
Dell'epoca mica poi tanto, perché due giri elettorali dopo (alla prima occasione plausibile, cioè) è stato rifatto ministro, dopo che nel mentre aveva sempre tenuto ruoli alti nel suo partito. Non nascondo che fra i tanti nomi a me non graditi, trovarlo nella lista dei ministri mi ha fatto un certo ribrezzo. Non proprio un conato di vomito, ma comunque un autentico malessere, anche fisico.

E poi che succede: finisce in mezzo allo scandalo collegato con la lista Anemone.
Nulla di paragonabile, ovviamente, ma comunque uno dei più grossi scandali di questa destra italiana che ne accoda con orgoglio uno dopo l'altro, quasi fossero medaglie da sfoggiare.

Se ne va di nuovo. Per fortuna. Purtroppo, anche questa volta, difficilmente in galera.

Da poco è arrivata la sentenza d'appello sulla Diaz, che ha condannato quasi tutti, ribaltando il primo grado dove i poliziotti erano stati condannati e i loro capi, quasi metodicamente assolti. Io sinceramente faccio fatica a capire come si possa non coinvolgere il ministro dell'interno in carica in un caso di mattanza organizzato dalla polizia, con tanto di prove false introdotte in loco per giustificare la violenza.

La chiudo qui, perché mi viene il vomito, è più forte di me....

2 commenti:

  1. ...faccio fatica a capire anche il non coinvolgimento del "compagno" Fini, in quei giorni vice presidente del consiglio, che seguì i fattacci dalla sala operativa della Questura di Genova.....per quanto rigurda il vomito e "al peggio non c'è mai fine": http://www.corriere.it/cronache/10_maggio_19/sentenza-diaz-poliziotti-restano-loro-posto_0970dcce-6337-11df-8b63-00144f02aabe.shtml

    RispondiElimina
  2. Sì. In generale la catena di comando va più su di dove si sono fermati al processo, e difficilmente le responsabilità no.

    Sull'articolo...difficile una posizione netta. La questione dei 3 gradi di giudizio (che peraltro se non ci fossero non ci avrebbero dato questa sentenza d'appello) rende tutto difficile da giudicare. Avevo letto al momento del post e ora come allora non saprei come commentare...

    RispondiElimina