13 maggio 2010

Un poema epico

Colto al volo con tiro radente, di pioggia m'intrisi le vesti, ch'io uscì di casa con la speme del fresco grigio, ma d'ombrello privo, come giovine che lo mondo ancor non conosce.

Torvo il ciel m'accolse, ma senza lacrime il giorno mi sorrise, sorto era lo sole e assopito su coltre funesta di nubi dormiva.

Giunta la distanza del non ritorno, lo cuscino dello sole, di sostenerlo stanco, il suo carico rilasciò, funereo, come s'addice allo sicario d'onesto lavoratore.

D'acqua le gocce, colsero le mie parole a mezz'aria, che lo creatore a critica moveano, per siffatta furia del creato.

Naturale fu lo mio sgomento, per il funesto cambiamento, ma repentino fui anche nel proferir siffatta parola, senza paura di smentita, che il volgo sicur mi sostiene:

"Pioggia, hai rotti i coglioni!"


1 commento:

  1. :-)))
    ti posterei volentieri uno scorcio da quaggiù :-P

    (o magari vedi il primo dei tweet di venerd'...)

    Enjoy!
    JJ

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