21 ottobre 2014

e odio Renzi

anche perche' pretende di spiegare che cosa è la sinistra nel 2014. Lui, che la sinistra non sa neanche dove sta di casa, e lo sa. Borioso manipolatore. Rampo
Read more

9 settembre 2014

Quando meno te li aspetti...arrivano loro

Loro i The Haunted, dico.
Dati per artisticamente morti con l'obbrobrioso, noiosissimo, inutile e finanche fastidioso precedente schifezza a titolo Unseen, orfani di uno dei più convincenti cantanti del settore, Peter Dolving (in casa affettuosamente ribattezzato "lo zio Peter"), poi del batterista che ci aveva messo la marcia in più, Per Möller Jensen, che se ci fosse stato lui sin dall'esordio, quel The Haunted adesso sarebbe il disco con cui fare i conti nel genere, e soprattutto (!?!) di uno dei 2 gemellini Björler (Anders, il chitarrista)...cosa ci si poteva aspettare?
Lo scioglimento sarebbe stata la scelta più sensata.
Hanno deciso di andare avanti.
Disappunto.

Tolto lo zio Peter, anima innovatrice (nel bene, ma visto l'ultimo disco, anche nel male), ci si poteva aspettare un ritorno alle sonorità di un po' di dischi fa, ma a creatività e maestria ridotte.
Le notizie si susseguono, anche perchè lo smembramento del gruppo è stato progressivo. Marco Aro torna nel gruppo a sostituire Peter.
La vicenda ha del comico! Per chi non ha seguito: Peter canta nel primo disco, poi esce dal gruppo, Marco lo sostituisce nel 2° e 3° disco, poi torna Peter con tanti saluti al buon Marco, sicuramente inferiore per molti versi, non ultimo quello di essere confondibile con altri 200 cantanti death presi a caso. Comunque ben più che dignitoso, intendiamoci, ma Peter è semplicemente quel fuoriclasse che Marco non è e non sarà mai. Pace, ha avuto comunque la sua visibilità.
Peter torna quindi al 4° disco (quell'indimenticabile e grandioso rEVOLVEr che segnerà una pietra milare per il thrash/death) e si ferma per i successivi 3 dischi. Dopo il 7° (orrido, come già detto) se ne va e i The haunted cosa fanno?
Riprendono Marco.
Vabbeh....buon per lui, ma io sarei sopolto dalla sindrome della ruota di scorta (RdS, citando acronimi fuori contesto).

Simile la vicenda con Per Möller Jensen, che sostituisce il defezionario Adrian Erlandsson dal 2° disco in poi, per poi mollare dopo il 7°, un po' dopo la dipartita di Peter ed essere sostituito da...udite udite: Adrian Erlandsson.

Lo slogan per i The Haunted sembra essere keep it in the family.

Ora questa sì, è una tragedia, perchè Adrian Erlandsson è semplicemente il batterista più sopravvalutato del secolo. E di quello passato. Insomma dell'umanità, almeno da quando esiste la batteria con la doppiacassa. Non è "scarso", è semplicemente piatto e privo di fantasia, di un tocco suo, di qualcosa che te lo faccia riconoscere o che attiri l'attenzione. Si potrebbe definire come un mestierante senza ispirazione che è riuscito a imbucarsi in una manciata di dischi epocali che lo fanno apparire un personaggio mitico, cosa che decisamente non è.
Nei fatti una drum machine, magari programmata da Xytras è ampiamente preferibile (e 'sti cazzi, potresti ribattere).

...Poi molla il gemellino. Che cosa resta? Che fare?! Boh, arriva uno che non conosco (ormai ho un'età e non seguo quanto un tempo) a sostituirlo. Il curriculum ha buoni nomi, certo, ma non raccontiamoci balle: lui su Slaughter of the Soul (quanto ancora il cuore dei The Haunted pulsava negli At The Gates) non c'era. Non ha scritto né l'esordio The Haunted né il già citato rEVOLVEr. Per quanto, in totale controtendenza rispetto all'universo intero, a me non sia piaciuto per nulla, non c'era neppure per Made me do It. Quindi...difficile dare credito anche a questo cambio.

Annunciano il nuovo disco, e non si sa se essere tristi per la scelta o disperati per l'ipotetico risulato.
Primo pezzo online (Cutting Teeth). Inutilissimo. Quello è il pezzo scheggia che abbiamo sentito, migliore, in numerosi altri dischi del gruppo. Piacevole, però, e sicuramente dignitoso.
Il punto è che è un segnale: si parte col piede sull'acceleratore. Da un lato è un inatteso segno positivo, dall'altro Marco non ha la versatilità per gestire altro e soprattutto ad Adrian non hanno mai insegnato nessun altro pattern di batteria oltre al tupa-tupa con qualche piatto qua e là...era quindi inevitabile che andasse così (lato grandioso, ma noioso, dei già citati Sloughter of the Soul e The Haunted, che sono capolavori nonostante la sua presenza).

Secondo pezzo online (Time will not heal). Funziona. Non emoziona, ma funziona. Bene. Un goove inatteso di chitarra, la batteria più piatta della terra(vi prego, riesumate Per!!). Attendiamo. Da queste anteprime sarà un disco inutile, specchio deformante di un glorioso passato che fu.

Esce il disco in streaming (mentre scrivo è ancora qui).
Non lo cago, poi un caro amico (grazie JJ) mi dice che spacca. Sfiduciato vado a sentirlo.
Non c'è quasi nulla di nuovo in tutto un intero disco, roba sentita e risentita, ma...sti cazzi: funziona.
Jonas Björler e Patrik Jensen did it.
Again.
Il disco è massiccio, senza cali, abbastanza vario da non annoiare, ma abbastanza simile a se stesso da avere una forte identità. Si alternano sfuriate a brani più ragionati, le chitarre macinano riff di buona qualità, la registrazione impeccabile esalta il basso del gemellino, che spinge come un dannato. Marco fa il suo, lo fa bene, anche meglio che in passato, sperimentando come non aveva mai fatto prima (cioè pochissimo, rispetto al solito nulla assoluto).
Nulla mi toglie dalla testa che se qualcuno avesse convinto Peter a non usare i The Haunted come territorio di sperimentazione, convincendolo a tenerli come il gruppo dell'adrenalina, in varie forme, avrebbe fatto meglio. Ma lo zio Peter non s'è fatto imbrigliare e...cazzi suoi (per la verità se n'è andato adducendo motivazioni di soldi e di tirannia interna dei 2 gemelli).
Adrian Erlandsson è, come direbbero gli inglesi, a pain in the ass...però riesce a fare il suo e notevolmente meglio del solito (e delle mie aspettative, peraltro infime, nei suoi confronti).

Disco sicuramente da ascoltare, ma per gli amanti del genere, da comprare a scatola chiusa!
Non mi metto a indicare gli highlight perché ancora non sono deciso, ma la cosa notevole è che di filler ce ne sono pochissimi e nel "contesto disco" anche i pezzi più deboli stanno piuttosto bene. Dovendo fare uno sforzo a cercarlo, l'highlight, Trend Killer è la canzone che mi fa alzare le orecchie tutte le volte, e forse l'unica in cui Marco si lancia in qualcosa di diverso dal solito. Ma è ancora troppo presto e il disco troppo buono, per giudicare.

La sparo gigante: potrebbe essere il 3° disco più bello della loro discografia, e considerato che ci sono 2 giganti dentro, ben difficili da scalzare...tanto di cappello!!




PS: se questo è lo stato di salute e ispirazione di uno dei 2 gemellini il nuovo, attesissimo e prossimo venturo At War With Reality, ritorno degli At The Gates dopo 19 anni da Slaughter Of The Soul, potrebbe essere un evento epocale. Ma alzare le aspettative è sempre rischioso...quindi restiamo cauti, che tutto quello che si sa, per ora, è qui.

PPS: la perdita dello zio Peter, per me è anche un colpo emotivo, perché è stato il cantante preferito della bimba Gaia prima che sapesse cosa fosse un cantante, grazie alla sovraesposizione alla sua voce in periodo fetale. Per il suo primo anno di vita le sue urla cariche di disperazione, rabbia e furia cieca dello zio Peter riuscivano a placarla, con grande stupore di tutti gli astanti.












Read more

28 luglio 2014

Improprietà di linguaggio: crescita esponenziale

Avendo un background a suo modo solido in campo scientifico/logico/matematico e una carriera, accademica e professionale nell'IT ho ovviamente un vocabolario adeguato alla mia materia. Quando parlo d'altro dico probabilmente una gran quantità di cazzate senza neppure rendermene conto e magari senza saperlo, semplicemente perché non conosco il vero significato di certe parole o locuzioni e le uso "per sentito dire".

La trave nel mio occhio non mi impedisce certo di vedere che pure gli altri vanno in giro con lunghi pali piantati nei loro.

Questa mattina mi è capitato di sentire un giornalista parlare di "aumento esponenziale" quando molto probabilmente il significato era solo "forte aumento", con buona probabilità circa lineare, sebbene molto "ripido".
Passi? Boh, anche no....ma anche sì.
In questo caso la crescita esponenziale è un'iperbole (ah, che bel gioco di parole), nel senso della figura retorica. L'errore c'è ed è grave, perché la comunicazione corretta fallisce, ma si riesce a comunicare un senso di ansia (però ingiustificato).

Un mesetto fa, sentendo parlare di marketing e traffico web avevo già sentito la terribile definizione di "crescita esponenziale" e in quel caso, essendo parte in causa, sono sicuro che si stesse parlando di un aumento lineare, di quelli belli precisi da y= ax, senza neppure il "+b" a disturbare (e un "a" non troppo spinto).

La gente non sa, o non capisce o non si rende conto che, oltre all'errore matematico, sta facendo anche un madornale errore di comunicazione e, ben più grave, un errore di comprensione dei fenomeni che descrive.
Sia che non si conosca la differenza, sia che la si conosca ma non la si riconosca nei dati, la differenza fra un aumento lineare e uno esponenziale è concettuale e generalmente indica dei comportamenti sottostanti totalmente differenti.

Non solo le 3 funzioni sotto, con crescita lineare, cubica ed esponenziale, non crescono allo stesso modo, ma quasi sicuramente sottendono comportamenti totalmente differenti della popolazione (parlando di marketing).




E poi ci si chiede perché le aziende falliscano...





Read more

25 luglio 2014

Improprietà di linguaggio

La gente comune che lavora con l'informatica senza un background sembra non riuscire a entrare nell'ottica che la controparte di front end è back end ma che questa non ha nulla a che spartire col back office, a sua volta dotato (solitamente, soprattutto nel web) di un suo front end e di un suo back end.
C'è un cortocircuito cerebrale fra flussi aziendali e tecnologia che denota che i non tecnici spesso non capiscono un cazzo neppure di flussi di lavoro aziendali (sì, sono tecnocratico, e allora?!? ).

Per la cronaca la controparte del back office è il front office.

L'incomprensione è così generale e profonda che il linguaggio improprio si è imposto e adesso è considerato accettabile dire le cose a cazzo invece che distinguerne gli ambiti.
Ecco che quindi wikipedia si arrende e nella sua ultima voce della differenziazione fra front end e back end scrive:
  • Nella programmazione e sviluppo dei siti web viene definito front end la parte visibile da chiunque e raggiungibile all'indirizzo web del sito e viene definita back end la parte di amministrazione di un sito (modifica contenuti, creazione pagine) accessibile solo da amministratori del sito web. Front end e back end si utilizzano solamente quando il sito web è dinamico.*


Un po' come io mi sono arreso al fatto che in questo paese di analfabetimezzorincoglioniti "l'ho" venga scritto "lò". Prendo atto, capisco, ma non mi piego.**




* è curioso che nella lingua da cui prendiamo questi termini la confusione avvenga solo nel contesto molto specifico dei CMS, e non in qualunque flusso aziendale...la fonte è sempre la medesima voce di wikipedia, nelle 2 traduzioni:
ITA: http://it.wikipedia.org/wiki/Front-end_e_back-end
EN: http://en.wikipedia.org/wiki/Front_and_back_ends

** lò, pur essendo grammaticalmente scorretto, sarebbe di per sé accettabile, trattandosi di una sorta di neologismo che non porta confusione...sarebbe più calzante dire che invece di scrivere "l'ho" diventa "lo" che ha un diverso significato e quindi generando confusione


P.S: per capire di cosa ho parlato se non ne avete idea: http://it.kioskea.net/contents/776-front-office-e-back-office




Read more

6 luglio 2014

Cav-i

Una Olandese cavallona si cavò le mutande e le lanciò dal balcone. Caddero sulla "caveza" di un cavaliere che cavalcava a cavallo che le riportò cavalcando alla cavallona credendo di cavarne un premio, ma la cavallona se la cavò con un cavillo ed il cavaliere si cavò i cavei sino alla calvizie e li nascose in un caveau di una banca a fianco di una cava in fondo alla caverna di un cavernicolo il quale roteò velocemente un cavo cercando di cavarli fuori, ma la cavitazione prodotta causò il crollo del tetto della cava del cavernicolo sui cavoli sul tavolo della caverna dietro alla cava. Il cavernicolo accavallò le gambe pensando che nel cavedio generato nella caverna avrebbe potuto coltivare dei cavolfiori da offrire alla cavallona Olandese e chiese al cavaliere a cavallo senza più cavei  di cavalcare dalla cavallona e tornare con del caviale da mangiare coi cavolfiori coltivati nel cavedio nella caverna del cavernicolo insieme al cavaliere e alla cavallona.


Read more

17 giugno 2014

Molto semplice sto cazzo

Io non riesco più a tollerare un certo linguaggio in uso comune fra politici ed opinionisti assortiti.
A ogni domanda sembra che la risposta sia "è molto semplice".

Molto semplice sto cazzo! Se è semplice fallo, cazzone, non stare a raccontarmelo! Ma la verità è che la risposta è spesso molto semplicistica, più che semplice e quindi è una presa per il culo, non una risposta.
Senza contare che il contesto rende spesso farraginosa l'applicazione di soluzioni apparentemente semplici, perché non sono univoche e sottendono una visione del mondo non condivisa dagli interlocutori, ma un politico non dovrebbe permettersi di ignorare questo aspetto neppure quando fa propaganda.
Un filosofo forse potrebbe farlo, ma un politico no, lui deve vivere nella realtà e con quella deve confrontarsi. Il mondo delle idee lo lasciamo al Demiurgo come stampo per il mondo reale, mentre noi di quest'ultimo ci occupiamo, perché in questo e solo in questo viviamo!

Io voglio qualcuno col coraggio di dire "è un gran casino" e che poi spieghi in modo convincente perché non è semplice, mentre se è veramente semplice vorrei sentire semplicemente la risposta "fatto".
Puro, conciso, indiscutibile.
Fatto.

Quel che non si è fatto e che è da fare da anni, evidentemente non è semplice per un cazzo, quindi basta prendere per il culo! Chi dice che è semplice è in malafede e come tale va considerato.


Read more

10 giugno 2014

Un senso di...

C'è gente che è a suo agio sempre. Non sente il peso del contesto, non si giudica, non pretende da sé, o se lo fa tara le sue pretese sul raggiungibile.

Ecco...io no.
Sono da sempre il primo e quasi unico giudice di me stesso. Nel bene e nel male.
Se le aspettative della gente poco mi tangono, le mie su me stesso arrivano quasi a schiacciarmi. Così è sin da quando sono un ragazzino.
Quello che ne scaturisce, a volte, è un paradosso: mi sento inadeguato anche quando intorno tutti sembrano soddisfatti di me.
Capita anche il contrario, ma recentemente non è più molto frequente.

Io non riesco ad essere felice se non soddisfo le mie aspettative su di me. Poco conta se gli altri, anche quelli più vicini, quelle aspettative non le hanno e non le condividono.
Mi pesa così tanto che tendo a rifuggire dal mondo sin quando non trovo una soluzione dentro di me.
Ammesso che la trovi.
Sino a decidere per gli altri se loro non vedono da soli la mia inadeguatezza.


Una forma estrema di egoismo ed egocentrismo, probabilmente. Una conseguenza del mio relativisimo, forse.
Sicuramente un infinito senso di inadeguatezza


Read more

5 giugno 2014

Un onesto stronzo puzza onestamente

Mi sono un po' rotto il cazzo di alcune facilonerie che ormai vanno per la maggiore nel panorama politico italiano. Non sopportavo l'eterno "è molto semplice" alla Bersani (e non solo), adesso non sopporto il mantra dell'onestà come soluzione dei mali d'Italia.

L'onestà è una gran virtù che mi piacerebbe dare per scontata (ma so di non potere), ma non di sola onestà è fatto l'uomo, e neppure il politico.

Ma "sono anche bravi e preparati", dice*. "Preparati a cosa, o imbecille, e a come che li hai scelti senza esperienza apposta?!?"**.
Ma facciamo pure finta che siano onesti e preparati, non solo di questo è fatto l'uomo, e neppure il politico.

Onestà e preparazione non danno nessuna indicazione delle idee di una persona, escludono giusto certi comportamenti degeneri, ma neppure tutti.

Seguendo il ragionamento se Hitler fosse stato onesto e incensurato (e vivo, per fortuna non è né vivo né incensurato), visto che in fin dei conti proprio incapace non è stato, lo dovrei votare e preferire a una persona incriminata e condannata per "attività cospirativa, istigazione alla guerra civile, apologia di reato e incitamento all'odio di classe" da un regime repressivo? Gramsci, per dirne uno a caso che rispecchi queste caratteristiche?
L'unico motivo per cui non mi devo sentire nazista è che per fortuna Hitler non era incensurato? Ma che cazzo?!?!

Per restare più vicini, dovrei preferire Putin a Mandela (cazzo, su due piedi non me ne viene in mente uno vivo...che sia significativo?!)? Ma la smettiamo di alludere stronzate simili?!?! E tutte le pecore che annuiscono senza pensare, mentre si fanno imboccare verità assolute prive di ragionevolezza da uno dei pochi condannati in via definitiva del panorama politico italiano che preferisce stare nell'ombra, tanto i suoi votano quello che dice loro di votare senza neppure che si debba esporre.

Con questo, ribadisco, non tolgo nulla al valore dell'onestà, ma non possiamo appiattire le persone, neppure i politici, a poche caratteristiche caratterizzanti il loro comportamento mettendo in secondo piano il resto. TUTTO il resto.

Sinceramente io penso che l'onestà a tutti i costi sia uno slogan elettorale e non un valore fondante del movimento, anche perché chi lo guida non è così stupido. Chi invece lo vota....***

Lo so che è un paradosso e deve essere evidente che è solo una provocazione, ma il succo è che si può essere dei grandi stronzi pur essendo dotati di un cervello ed essendo incensurati. E per me, se sono stronzi, puzzano, onestamente.



* Sì, sì, parlo di Grillo, lo dico così fughiamo i dubbi e non mi nascondo dietro ad un dito, che tanto sono troppo grosso per starci.

** Non posso oltretutto non aprire questa parentesi: se per trovarli incensurati li devi prendere inesperti, non sarà mica che siamo tutti disonesti ed è solo che ad alcuni è mancata l'occasione? Questa a me parrebbe una risposta logica, anche se non verrà mai ammessa da chi muove certe accuse. Di onesti se ne sarebbero dovuti trovare tanti anche fra i ranghi degli attuali partiti, altrimenti...o no? Quindi tutto si sarebbe potuto sgonfiare in un "Tizio, Caio e Sempronio, a casa! Gli altri avanti, ma occhio che vigiliamo". La sottile allusione che sta dietro a questa divisione radicale è che se una persona è onesta si rifiuta di militare nel partito di un disonesto, quindi a prescindere da tutto, qualunque politico italiano di mestiere è necessariamente disonesto, alla meglio non l'hanno ancora beccato con le mani nella marmellata, quindi non va votato.

*** no, non vi sto dando veramente dei coglioni in modo generalizzato e neppure a te in particolare, forse; diciamo che ci sono varie categorie fra chi vota per il movimento, fra cui anche i coglioni, che sono comunque ripartiti in tutti gli schieramenti. Quelli svegli hanno capito che l'onestà è un requisito, ma non è il punto focale. Se tu che leggi non l'avevi capito...è inutile che ti fai delle domande, perché mi sa che alle risposte non ci arrivi comunque.
Read more

29 maggio 2014

La memoria che non c'è

Verba volant, Scripta manent.
Beh, dipende che scripta e dove. Recentemente mi sto rendendo conto che i social network hanno l'immediatezza di una chat, le potenzialità di un raduno, la puntualità di un evento programmato, l'estemporaneità di un incontro casuale.... e la volatilità di quattro chiacchiere al bar.
Per tutte queste caratteristiche li usiamo (e li uso) sempre di più. Sono il mezzo di comunicazione più immediato che abbiamo a disposizione. I social in qualche misura definiscono una immagine di noi attraverso la quale comunichiamo e alla quale affidiamo gran parte della memoria della nostra comunicazione social(e).

Twitter rende non ricercabile cosa hai detto dopo poco. Facebook da subito, ma lui tiene tutto, sempre accessibile ma in un marasma tale che diventa irreperibile. Non indicizzato e arbitrariamente ordinato, nella sostanza ogni contenuto diventa irreperibile dopo poco.

Mi è capitato di andare a cercare un contenuto di poche settimane fa (2 o 3) che sapevo da chi era stato condiviso e sapevo di averlo condiviso a mia volta. Ci ho messo 20 minuti e ho dovuto scandagliare la timeline di 2 persone per ritrovarlo (solo su quello di una delle 2 tra l'altro). E non sono uno di quelli che fa 200 post al giorno.
Oggi ho affidato al commento di un post di un amico la mia analisi politica della sconfitta del M5S alle europee, di cui peraltro parlo anche qua, seppure in modo meno ragionato. Il luogo di discussione ideale, apparentemente, eppure so già che fra 2 mesi quella traccia sarà andata completamente persa. Senza il link di qui sopra lo sarebbe già fra 5 giorni, probabilmente.

I blog invece si vanno un po' a spegnere a favore della comunicazione social, o almeno restano anfratti inesplorati se non fortemente collegati con una vetrina che li mostri...eppure qui con un piccolo sforzo ci metto un attimo a ritrovare questo post, giusto per citarne uno correlato al commento di prima.

G+ lo frequento di meno, ma l'impressione è analoga...forse mi sbaglio. Approfondirò

Tornando ai social, è tutto lì, debitamente archiviato e probabilmente analizzato da chi fa studi di mercato, sociologici e datamining non meglio specificato. La riprova è il famoso generatore dei tuoi 10 anni di FB: i dati ci sono eccome! Forse twitter non li ha, ma fb sicuramente sì.

Teoricamente è tutto reperibile, praticamente qualunque contenuto è impossibile da ritrovare. Mi chiedo se dietro ci sia una volontà.

I social sono senza memoria.
Social volant, scripta quoque.

Read more

26 maggio 2014

Europee 2014

Sull'onda dei risultati elettorali torno attivo per un post breve, prima di venir sommerso dai mille commenti che leggerò online.

Io speravo in una vittoria netta del PD che si affermasse come primo partito in Italia e nella creazione di una unità duratura a sinistra grazie a una vittoria della lista Tsipras, espressa mediante il superamento dello sbarramento.
Il primo obiettivo è raggiunto, il secondo, mentre scrivo, ancora no. Neppure la seconda parte, quella della vittoria della lista Tsipras, figuriamoci l'unità a sinistra...

Gli altri due obiettivi, "negativi", erano veder affondare Grillo e FI. Negativi nel senso che tifare contro è una azione stupida, ma ...non si può mica sempre essere seri ed intelligenti!

FI non è crollata, nonostante adesso abbia le figure storiche che fanno i latitanti internazionali o i lavori sociali. I suoi voti si sono semplicemente dispersi nelle schegge che ha generato, ma di queste è rimasta il pezzo grosso. Sono il 17% all'interno di un'area politica che fa circa il 25 e che se dovesse ripetere l'infausta alleanza con la lega sfonderebbe il 30. E sti cazzi!!
La consolazione è che questo genere di somme non ha mai funzionato; fatto sta che gli elettori di quell'area sono rimasti tantissime e per la maggioranza fedeli al partito penalmente più "discutibile" d'Italia.

Grillo ha perso. E parecchio, ma è ancora ben sopra il livello del buon senso. Sono felice del suo tonfo: non solo non sfonda, ma arretra di vari passi, però di fatto è ancora di larga misura il secondo partito (movimento? spettacolo ambulante?) d'Italia.
E questo fa male.

A voler credere nell'intelligenza degli Italiani, questo arretramento non significa nulla. Solo un rincoglionito voterebbe un partito "nazionale" che va in europa senza una coalizione pensando di poter urlare un po' e ottenere qualcosa.
Un conto sono i nazionalisti che vogliono uscire dall'europa, e loro hanno nel valore "locale" e nel messaggio di disagio collettivo il loro senso, un conto è un movimento che vorrebbe cambiare certe regole e pensa che anche se avesse preso il 97% dei voti degli italiani sarebbe, in europa, un bruscolino.
Se i gli europarlamentare italiani sono circa 70 su un totale di oltre 700 significa che nel caso migliore sarebbero stati il 10%, ma con una percentuale trionfale, come quella che pare aver preso il pd, sarebbero stati il 4%.
Un elettore pentastellato intelligente riserva il suo voto grillino a dove può contare qualcosa e lo sposta su altre posizioni (mi chiedo quali) dove invece non avrebbe senso votare Grillo.

Avendo poca fiducia nell'intelligenza dellItaliano medio, confido che l'"elettore pentastellato intelligente" sia una creatura mitologica e che l'onda si stia lentamente sgonfiando...
Read more

21 febbraio 2014

Di regole e di consuetudini

Ne parlano tutti, ne parlo pure io.
Renzi ha fatto il voltafaccia rispetto a quanto dichiarato sino a poco fa e va (vuole andare) al governo.
Le solite promesse elettorali (primarie, sì, ma comunque elezioni) sono andate a farsi friggere. Nulla di nuovo. Anzi, così abituale da suonare quasi scontato...
Io non sono qui a dire che fa bene o che fa male, anche se ho una idea e un'impressione. L'idea è che sia una brutta mossa, l'impressione è che ci sia un motivo forte che mi sfugge. Ho anche una considerazione un pelo cinica, ma che copre il resto: se riesce a fare quello che dichiara di voler fare...che lo faccia anche male, ma che lo faccia, però dubito che ci riuscirà, perché la palude della desolazione è dura da attraversare.
Vedremo.

Ciò su cui vorrei riflettere è la questione del terzo presidente del consiglio non eletto: si sventola questo argomento come se fosse un crimine.

"Il presidente del consiglio deve essere eletto dal popolo", dicono, senza neppure la consapevolezza che non ci sarebbe neppure uno strumento per permettere che ciò avvenga, se anche fosse così...

Che lo si faccia da destra, specialmente una certa destra, mi è comprensibile: loro lo hanno voluto, loro lo ritengono un diritto e un dovere. Quello che sfugge loro (fra le tante altre cose) è che però l'hanno solo voluto, non tramutato in legge.
Siamo ancora una repubblica parlamentare in un contesto di democrazia rappresentativa, quindi eleggiamo il parlamento che esercita il potere sovrano, che ha il potere di non dare la fiducia al governo e mandarlo a casa, anche se non lo nomina, né stabilisce chi ne sia a capo.

L'ho detta poco da giurista, ma il senso mi pare chiaro: non abbiamo mai votato né è mai stato previsto da qualche legge che votassimo, il presidente del consiglio.
Il presidente del consiglio è uno stronzo (di solito, ma non sempre, solo per modo di dire) qualunque nominato dal presidente della repubblica che deve riuscire a formare un governo che ottenga la fiducia del parlamento.
Punto.
Che poi ci siano prassi, consuetudini, usanze...aspettative, è un discorso completamente scorrelato.

Che delle persone anche provenienti da quella sinistra che ancora apprezza il dibattito e il confronto insito in un sistema proporzionale*, a cui vorrebbe tornare e poi faccia l'indignata sventolando lo stendardo del "presidente non eletto" è, a mio avviso, tragicomico. Da un lato mostra come il berlusconismo e la mitizzazione dell'individuo abbia ormai raggiunto coi suoi tentacoli, ogni ambito socio-culturale, dall'altro mostra un'ignoranza che è sempre fastidioso constatare di aver vicino e in ultimo, ma non meno importante, dimostra come ripetere una cazzata, all'infinito, la renda vera.



Read more

15 febbraio 2014

La verità è sopravvalutata

Titolo inquietante, mi rendo conto, eppure lo penso veramente.
Ovviamente va contestualizzato.
Non sto parlando di fisica, di leggi matematiche o di logica. Neppure di letteratura o di sport o di arte in senso lato. 

Mi riferisco al quotidiano, al futile, a ciò che c'è di vicino a noi e che conta per quello che suscita in noi, non tanto per quello che è in sé.
A quel balletto, non al balletto in sé.
Al cavallo, non alla cavallinità, per dirla con Platone. All'opera del demiurgo, non alle idee che l'hanno ispirata.

Il ragionamento è semplice: puoi compiere una bella azione in modo che mi dia fastidio. Non conta tanto la bella azione, quanto il fatto che mi abbia dato fastidio. Non conta neppure che fosse "oggettivamente" una bella azione. Non conta che lo fosse "davvero".
Mi ha dato fastidio. Punto.

Non conta che quel film fosse bello se non mi è piaciuto, non conta che quella canzone fosse brutta, se mi ha fatto ballare o che quella battuta fosse volgare, se mi ha provocato un sorriso sincero.

Viviamo in una bolla la cui superficie distorce la nostra visuale e il cui colore filtra i colori del mondo fuori da essa. Da quella bolla, volenti o nolenti, non possiamo uscire. Tanto vale farci pace e imparare ad amare il nostro mondo deforme, perché è l'unico che potremo mai conoscere.
Ciascuno ha la sua bolla, non possiamo neppure viverci in 2...che palle!

Non è bello quel che è bello, ma è bello quel che piace. La bellezza sta negli occhi di chi guarda.

Sono solo modi popolari per dire che la verità* è sopravvalutata.



*Ammesso che esista...e comunque è inconoscibile e nel caso incomunicabile. Ah, Gorgia, come aveva già detto tutto quello che c'è da dire...
Read more

12 gennaio 2014

Una semplice equazione

Il 75% del 66% del valore settimanale (t) vale 300 euro.
Cioè 3/4 * 2/3 * t = 300.
cioè t= 300 * 12/6, ossia
t = 600

Secondo il mio accordo (in linea con quanto il tribunale di Milano ritiene ragionevole), un bambino costa 600 euro al mese, comprensivo di bollette, senza considerare la casa (in cui però vivono entrambe) e la scuola, che son circa altri 300 euro complessivi, quindi 150 a figlia (questi interamente a carico mio, fra l'altro).

750 euro al mese a bambino.

Questo è secondo la media quanto dovrebbe costare un bambino, facendo due rapidi conti. Due bambini costano 1500. Al mese.

Follia, ovviamente.

Frutto di un sistema distaccato dalla vita reale e di una società che assume tutti colpevoli (nonostante quello che dichiara) e le vittime immacolate, quindi le difende senza quartiere e colpisce senza riguardo chi si macchia della colpa di non essere a sua volta vittima.

Frutto di un'istituzione che si ribella al maschilismo imperante andando a generare un folle contraltare, nemesi di qualunque equità, nemico giurato della dignità, non solo di chi ne è colpito, ma anche di chi ne trae beneficio, che in questo modo di dignità non ne avrà mai, ma a portafoglio gonfio se la può comprare, o almeno può dimenticarsene...

Figlio di un femminismo che è stato più rivalsa che vero confronto per bilanciare dove è stato plateale fallimento.

Frutto di una cultura cattolica che si piega alla laicità e ti permette di fare quello che ti pare, se trovi un dottore non obiettore o un giudice che non ti seppellisce. Un cattolicesimo così radicato nella cultura che attecchisce profondamente anche in chi si crede ateo.

Per inciso, io costo meno. Qualcuno mi vuole adottare?




PS: "...and it's ever so wrong to dare to be strong!"


Read more