16 agosto 2010

Mentivo: è ancora orrore!

Al momento di chiudere il post precedente ero rimasto perplesso ricordando che avevo visto nei mesi passati sia Rec2 che The Orphanage. Due film horror molto diversi fra loro che meritano uno spazio nelle mie rassegne cinematografiche. Ieri mi sono poi ricordato che nella rassegna dei film di questi giorni mi era sfuggito Halloween 2, quello di Rob Zombie, non l'originale e un film di Romero.

Allungare quel post era fuori luogo, quindi eccomi qui a dargli un seguito dopo aver preannunciato che per un po' non ci sarebbe stato.


Partiamo dall'Inizio: Rec 2. Il primo episodio era stato un brillante esperimento di cinema di Balaguerò, che riprendendo lo stile reso famoso da The Blair Witch Proect, della telecamera a spalla, ha saputo mascherare il solito zombie movie in una cosa diversa: si capisce che ci sono gli "zombie" solo a metà film e il clima è più da Alien che da Zombi: rinchiusi in un palazzo di pochi piani, con solo alcuni appartamenti accessibili e le vie di uscita attivamente bloccate dall'esterno. Il secondo riprende da poco dopo la fine del primo: nello stesso palazzo vengono fatti entrare da fuori dei soldati e un caposquadra misterioso, non appartenente al gruppo dei miliari, apparentemente uno scienziato. Balaguerò vira la storia dallo zombie movie per avvicinarsi al misticismo e alla lotta bene-male che tanto gli è cara. Sarebbe forse meglio dire lotta male contro tutti. Il film non può giocare sulla sorpresa totale del primo, quindi è condito con più storia, più trama, più effetti.
La sorpresa era un fattore dominante del primo, la sua assenza toglie qualche punto al seguito, che però rimane godibile e a modo suo non così derivativo come ci si potrebbe aspettare. Promosso, ma da vedere a stretto giro con il primo per godere della continuità della storia.

Sempre di alcuni mesi fa è la visione di The Orphanage, film horror della scuola dello zero sangue solo tensione. Di solito questi film falliscono miseramente, piacendo solo al pubblico che non avrebbe retto 'il passo successivo'. Di solito, dicevo, non sempre: questa è una brillante eccezione. Storia particolare, spunti che mi ricordano il miglior Del Toro (quello de La Spina Del Diavolo e Il Labirinto Del Fauno), che infatti lo presenta, riconosendolo come film vicino a una parte della sua poetica. Non c'è un goccio di sangue, solo disperazione e tensione, in una storia di una madre alla ricerca del figlio scomparso e che segue fantasmi che il marito non vede o a cui non crede.
Finale un po' dubbio dopo il brillantissimo colpo di scena degli ultimi 5 minuti.
Da vedere per l'originalità e la capacità di saper toccare duro senza ricorrere a immagini forti o raccapriccianti. Bello!

Nelle mie due settimane horror avevo dimenticato l'atto iniziale, Le Cronache Dei Morti Viventi film del solito Romero, che arriva al 5° episodio della sua saga, ma decide di staccare un attimo la spina della sequenzialità e di inventare un nuovo inizio.
Si parla e si è parlato molto del contenuto sociale dei film di zombie di Romero, con il primo ambientato nelle campagne, per rappresentare l'epoca bucolica made in USA di fine anni '60, inizio '70, il secondo, alle porte degli anni '80 è ambientato nei dilaganti centri commerciali, unico punto di rifugio per le persone, il terzo che segue il filone della scienza come unica salvezza che può mutarsi in orrore peggiore di ciò che vuole curare ed il quarto, dal messaggio politico più esplicito ed estremo, che non può non ricordare a ogni europeo il concetto di fortezza Europa, così come ricorda cose simili (trasposte oltre oceano) a ciascun americano (per onor del vero, essendo Romero americano e rivolto in buona misura alla cultura americana, la frase andrebbe ribaltata, ma io sono europeo e tant'è).
Qui si parla di informazioni, mezzi di informazioni istituzionali o gestiti dal basso, rapporto fra potere, propaganda e popolo. Per la prima volta, però, gli zombi sembrano una scusa per parlare d'altro, invece che una parte integrante del discorso che lasciava in secondo piano ma sempre presente, un dipinto dell'epoca.
Detto questo, nel 2007, anno di pubblicazione originale, sarebbe stato originale nella forma, pubblicato ora in italia risulta ingiustamente debitore dell'europeo Rec (di cui è coetaneo), del suo remake americano, del seguito di Rec (vedi sopra), ma anche di Cloverfield. Peccato. Nonostante il ritardo contiene comunque elementi formali di innovazione, che non lo rendono vecchio, ma sarebbe pure potuto essere innovativo.
Per il resto il ritmo non è brutto, ci sono svariate trovate godibili, qualche riflessione banale e qualcuno no, uno spessore dei personaggi inedito negli episodi precedenti, un buon uso del sangue ma nessun grande momento di tensione. Promosso, quindi, ma senza essere eccezionale.

Ho chiuso le mie due settimane di vacanza solitaria con Halloween 2, di Rob Zombie. Non avendo visto il 2 originale non ho capito bene se si tratti di un suo remake o di un seguito originale del remake del primo (mi pare di aver capito che è vera la seconda).
Il film è all'interno di una saga e non può discostarsi troppo dalle origini: slasher brutale con protagonista inverosimile in contesto poco credibile. Qui sta la genialità e lo spessore di Zombie: il cattivo ha un briciolo di spessore, le vittime pure, il contesto è improbabile, ma a parte una o due scene che cadono in cliché d'altri tempi, il film regge. Cupo, crudele, ossessivo, gli manca la sorpresa o la trovata brillante, ma è un bel film. La trovata di Zombie nel remake del primo, di descrivere l'infanzia di Michael e il percorso che l'ha portato ad essere il killer invincibile che è poi diventato dà i suoi frutti, considerando anche che film inizia dove il primo era finito e che quindi è inteso come una prosecuzione da vedere a stretto giro, per mantenere la perversione che trasudava dalla prima pellicola, descrittiva di un male assoluto e glaciale, con le radici nella follia, ma la mano omicida nella banale realtà quotidiana.
Da vedere insieme al remake del primo, di cui è sicuramente inferiore, senza eccessive aspettative, ma con la convinzione di entrare in un universo coinvolgente.

Do spazio qui, tanto per non lasciar cadere nel dimenticatoio un altro bel film, a Il Quarto Tipo. Il film ha un'idea di base brillante: si finge un fatto reale e una intervista coi sopravvissuti, con tanto di reperti (nastri audio e video) dei fatti originali e si propone una sua riedizione in formato di film, inframezzato da spezzoni dei fatti reali (che reali però non sono). La storia quindi si regge su una doppia falsità, che permette un doppio patto narrativo, raccontando di fatti alieni con toni innovativi e brillanti. Il film è nel filone horror/thriller senza sangue, ma è un'altra brillante eccezione alla regola che vuole questi film un po' troppo soft dal punto di vista emotivo.
Anche visivamente il film è avanguardista, proponendo scene viste in contemporanea da più angolazioni e sia nella visione poco chiara dei filmati d'epoca che in modo più comprensibile nella ricostruzione.
Da aggiungere a tutta questa mole di originalità formale e non, una buona recitazione, un ottimo ritmo, qualche scena di tensione qua e là e una storia di per sé abbastanza carina (e dai, su, anche la Milla, che rende ogni cosa visivamente un po' più bella). Assolutamente da vedere: filmone!

Ok, questa volta ho chiuso veramente....fino alla prossima ;)

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