20 agosto 2010

Riflessioni su ambiente e informazione.

Un po' di tempo fa ho scritto un post dal titolo "Ecologia sempliciotta".

Si trattava di un post forse troppo poco meditato e un po' di pancia, rivolto a tutti quelli che fanno dei rapidi conti su ciò che si vede, la facciata delle cose, e dimenticano che c'è sempre un effetto collaterale, una parte sommersa, per tutte le alternative. C'è un libro intero sia dietro una copertina brutta che dietro una bella, e alla fine del viaggio quello che più dovrebbe aver contato è il libro, non la copertina.

Era uno spunto a mio avviso interessante, che purtroppo non ha attecchito.

Ho appena finito di leggere Il Sentiero Degli Dei, di Wu Ming 2, autore per cui recentemente stravedo. Libro eccezionale, nella forma e nei contenuti, nel senso che ha dei contenuti e delle cose da dire che fanno riflettere. Denuncia ma non sempre a testa bassa. Ne parlerò meglio in un altro post. Qui prendo spunto dal libro per riprendere il post precedente parlando di TAV, che è il fulcro del libro.



Faccio alcune premesse necessarie:

- io sono favorevole alla TAV come tecnologia in sé, senza nessun dubbio a riguardo.

- essere favorevole alla TAV non implica essere indistintamente d'accordo con tutto ciò che si fa per realizzarla. E neppure che abbia senso convertire tutto all'alta velocità.

- indignarsi con il malcostume dilagante nelle opere edilizie (pubbliche e non) non può significare automaticamente contrastare le opere in sè, quanto la barbarie ad esse legato.


Il bilancio ecologico della TAV è, chiaramente, complicatissimo. Inoltre non esiste solo il bilancio ecologico. Esistono per esempio i morti sul lavoro. Così come, si spera, esisteranno le persone che non moriranno più in macchina su quel tratto di strada, perché prenderanno il treno.

Valutare tutti questi aspetti è complicatissimo. Lo è ancora di più perchè le fonti sono disparate, i comitati locali sono, per loro stessa natura, locali. Se il tutto fosse avvenuto in epoca pre-internet, raccogliere materiale sarebbe stato quasi impossibile per un non professionista. Adesso non lo è più, ma la frammentazione delle fonti resta un problema.

Trovate le fonti, si pone il problema della loro affidabilità, siano esse istituzionali e non. Ciascuna ha il suo tornaconto, più o meno evidente, ciascuna ha la sua "ideologia", più o meno sbandierata, ciascuna ha la sua sensibilità, più o meno sviluppata.

Nel mondo moderno funziona così: i fatti sono così lontani da noi che non possiamo che avere degli intermediari, da un lato diamo loro fiducia sui "fatti", dall'altro abbiamo o crediamo di avere una certa affinità ideologica. Entrambi gli aspetti sono fondamentali nella scelta dell'intermediario.
Mi spiego: se anche "il Giornale" (quello di Paul B.) dicesse cose vere, sarebbe così disgustoso il punto di vista con cui le condisce da rendermele indigeste. Dall'altra parte se anche diventasse improvvisamente asettico, racconterebbe comunque tali barzellette da risultarmi non solo non credibile, ma addirittura inverosimile.
L'informazione istituzionale è a senso unico, non posso dare un feedback. Non è previsto. Dove è previsto suona un po' ridicolo.

A questo punto cosa resta? Sono cieco, con una guida che mi racconta dei fatti che non posso vedere. Ho una voce così debole che risulto muto, nei fatti, a meno di non unirla a quella di altri e amplificarla con qualche strumento. Ma questo è un altro discorso, un po' fuori tema.

Tornando a tema, il fatto che una montagna venga sventrata e un ecosistema radicalmente modificato (nota il termine, non distrutto, modificato) dall'uomo non riesco a vederlo come un problema in sé. Vedo al più come un problema se queste operazioni vengono fatte senza sicurezza dei lavoratori e di chi vive in zona (umani e animali a voler ben vedere). Vedo il problema se l'impronta ambientale è più profonda del necessario.
Certo che non è indifferente il fatto che una sorgente naturale si sia prosciugata. Certo che sarebbe stato meglio evitarlo. Ma sarebbe stato meglio anche  non diminuire il traffico su gomma e avere quel ruscello carico di gas di scarico? L'impatto dei lavori è visibile (brutale?), perché i lavori alterano in un attimo un ecosistema che si fonda sulla lenta evoluzione. Questo non significa che l'impronta ambientale di piccole tragedie quotidiane sia meno incisivo su base annua o decennale. Parlando per esempio dei soli gas di scarico, quelli dei mezzi impiegati nei lavori sono più o meno di quelli che produrrebbero le macchine dei viaggiatori che invece andranno in treno? Boh. Non ho gli strumenti per rispondere. Non li ho neppure cercati. Del resto chi mi dà una risposta me la dà sulla base di una stima basata su qualcosa che non c'è.
È la stessa gente che diceva che il cellulare era una innovazione che nessuno avrebbe usate e che non serviva a nulla (per la cronaca io, ancora ragazzo, ero tra questi imbecilli). Adesso ce l'abbiamo quasi tutti (io ne ho 2, oltretutto).
Possono dirmi che gli studi si basano sui dati dei giapponesi e dei tedeschi che a questa tecnologia sono approdati da tempo. Mi piacerebbe che il parallelismo reggesse, almeno quello coi tedeschi, ma loro hanno la Merkel (che non apprezzo più di tanto, ma è accettabile), noi Berlusconi (e non per sbaglio: continuiamo a sceglierlo a votazioni alterne da 16 anni!!). Siamo sicuri che il tedesco medio si comporti come l'italiano medio? Non fraintendetemi, non dico che sia meglio, ma constato che è diverso.

La gente si può educare ad andare a piedi da Bologna a Firenze? Certo che no, non come attività ricorrente. La si può abituare ad andare con un treno regionale? Con un intercity? Forse, del resto prima lo faceva e i pendolari lo fanno ancora. Ma la TAV non è la Bologna-Firenze, quello è un tratto. Se quel singolo tratto fosse il senso della TAV il progetto sarebbe stupido in partenza e ingiustificabile da ogni punto di vista. Se invece che BO-FI si vuole fare Milano Roma il regionale è improponibile quanto andare a piedi da Bologna a Firenza. Esistono già gli intercity, certo. O gli aerei.
Ma gli intercity sono comunque troppo lenti per la società moderna. Gli aerei sono meglio? Secondo me, sinceramente, no. Certo non si sventra l'Italia per togliere un aereo. Forse per eliminarne 3 al giorno, qualche migliaio di macchine, forse un po' di camion o di autobus...

Eccoci: siamo tornati all'inizio. Il bilancio è difficile. C'è il problema dell'impatto ambientale di certe zone, c'è il problema dei morti , c'è il problema dell'inquinamento necessario causato dai lavori. Poi c'è lo stesso problema in chiave dolosa, o di noncuranza: norme di sicurezza sistematicamente infrante, rifiuti tossici dispersi consapevolmente, accorgimenti per la riduzione dell'impatto volutamente omessi. La solita manfrina a cui tutti noi italiani siamo tristemente abituati. Ma ci sono anche considerazioni diverse, accorciare le distanze ha un valore. Sarebbe maggiore se non ci fossero frontiere a riallontanarci, ma il valore rimane.
Questo discorso è ancora più evidente per la TAV in val di susa. Non si connettono due città e due stati, non è la Torino-Lione. Quella non avrebbe molto senso, credo. Si connette la Francia (ma forse a tendere il Portogallo) con l'Ucraina. Così come la TAV Bologna-Firenze a tendere dovrebbe collegare il sud Italia con il nord della Germania. Questi obiettivi, che secondo me hanno un valore, non cambiano direttamente il bilancio ecologico delle opere, ma lo cambiano di riflesso, cambiano la vita delle persone, accorciano le distanze, cambiano il circolare delle merci. La loro impronta ambientale è di proporzioni così immani da rendere i disastri ambientali locali dei fattori minimi, nell'ecosistema globale. Questo chiaramente non è e non deve essere una scusa per fare qualunque scempio per un "bene superiore". Soprattutto nella misura in cui sarebbe stato evitabile, magari solo applicando delle leggi o dei regolamenti che già ci sono.

Purtroppo mancano troppo spesso gli organi di controllo. Latita l'informazione autorevole, di tutti i colori politici. Viviamo in un paese bipolare, nel senso del disturbo psicologico, in cui le cose grandi, enormi (la TAV, per dirne una), sono completamente snobbate e le cose piccole, le chiacchiere (le veline nella villa del premier, per esempio) occupano per mesi le prime pagine dei giornali.

Alla fine cosa ci resta: sostenere le cose che crediamo giuste, osteggiare quelle che crediamo sbagliate, abbandonati all'ideologia, perché chi dovrebbe occuparsi degli approfondimenti e dell'informazione documentata latita. O è pagato per latitare.

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