18 agosto 2010

Un po' di politica, economia e altre sciocchezze

Un paio di giorni fa ha fatto scalpore la notizia, dal sapore epocale, del sorpasso del Giappone da parte della Cina in termini di PIL (GDP, per gli anglofoni che vogliono farsi una cultura su internet).

La notizia, come in molti hanno osservato sin da subito, pur essendo epocale non è certo stupefacente. La Cina ha circa 10 volte la popolazione del Giappone e un territorio immensamente più vasto (circa 30 volte).

Cosa c'è di stupefacente nel sorpasso? Era più stupefacente il fatto che non fosse già così. É uno dei simboli delle differenze economiche nel mondo il fatto che non lo fosse.

Non è ancora successo, oltretutto, c'è stato solo il sorpasso trimestrale, quello su base annua non è ancora sicuro, ma visto i dati di crescita è inevitabile: se anche il Giappone riuscisse ad evitarlo nel 2010 sarebbe sicuro (beh, a meno di catastrofi eccezionali, quasi sicuramente di origine umana) nel 2011.

Il mondo occidentale, che misura la sua forza sul PIL assoluto, come se fosse una gara fra ragazzini a chi ce l'ha più lungo, è sconvolto. Si parla di fatto storico, di prima volta che capita che un paese emergente salga così in alto. È inevitabile che in un mondo in costante evoluzione ci siano un gran numero di prime volte.

Detto ciò, io da italiano mi trovo la mia nazione in settima posizione, inseguita dal Brasile. Non è cambiato molto. Davanti di un soffio il Regno unito, più staccata la Francia. La classifica completa del 2009 la trovate qui, con tanto di varianti.
Quindi sono più ricco di un brasiliano, meno di un inglese e meno di un francese? Probabilmente sì, ma non certo per questa classifica.
Il PIL misura al più la ricchezza di uno stato, peccato che non consideri il potere d'acquisto della moneta di quello stato, faccia conversioni un po' ignoranti fra monete e non si occupi d'altro. È una classifica come tante altre, non necesariamente mette in ordine secondo un criterio significativo, semplicemente mette in ordine. É un po' come ordinare numeri a 3 cifre in base al valore della seconda, a parità al valore della prima e a partià al valore della terza.
Per riequilibrare ci vuole il GDP-PPP, cioè il PIL-PPA, cioè il PIL per parità dei poteri d'acquisto. Qui la classifica 2009.

Ok, allora adesso posso dire che l'Italia è decima dietro al Brasile, nono e alla Francia, ottava. Il Regno unito balza in sesta o settima posizione. Dietro di noi il Messico.
Quindi sono più ricco di un messicano e più povero di un brasiliano o di un francese?
Uhm, ho i miei dubbi. Sarà orgoglio europeo, ma fatico a sentirmi più povero del brasiliano medio.
Allora perché vengo dopo? Forse perché il PIL-PPA misura la ricchezza di una nazione in modo più accurato (o solo diverso?) del PIL, ma non la ricchezza media delle persone che lo abitano, perché non è "pro capite". Per quello bisogna guardare un'altra classifica, questa, sempre relativa al 2009.
Nelle varianti di questa classifica oscilliamo fra il venticinquesimo e il trentunesimo posto.
Urca, un bel salto indietro!
E i nostri concorrenti diretti? Che fine hanno fatto Brasile, Messico, Francia e Regno Unito?
La Francia continua ad andare meglio di noi (20-28), il Brasile, ovviamente, affonda (72-82), il Messico pure (53-64), ma un po' meno, il Regno unito ci distanzia (17-24).

Può un simile sconvolgimento lasciare intatte le prima posizioni? Se con o senza PPP il terzetto di testa era USA, Giappone e Cina, con il pro capite tutto cambia! Appaiono mini stati del petrolio (Qatar), paradisi fiscali (Liechtenstein e Lussemburgo) ed ecosistemi probabilmente insostenibili (Singapore). Fra i paesi che uno si aspetterebbe svetta la Norvegia (3-4), probabilmente anche lei in buona parte grazie al petrolio, resistono gli USA (6-8), scompare totalmente la Cina (92-102): hai voglia ad aumentare il PIL per mantenerlo alto quando lo devi dividere per oltre un miliardo di persone.

Ok, perché questi numeri? Perché queste classifiche?
Il PIL-PPA pro capite è l'unico indicatore, fra questi, ad avere un significato per l'uomo comune. A dare un'idea di chi sta bene e chi sta male: la cina crescerà pure, ed è giusto che lo faccia, ma il cinese medio non sta bene; forse sta meglio di 10 anni fa, ma la strada è ancora lunga.
Perché allora non ci uniformiamo, troviamo una sigla meno ostica e usiamo sempre quello?
La risposta teorica non la so, quella pratica è che i missili e le armi non si pagano pro capite e si comprano sul mercato internazionale senza parità del potere d'acquisto. Il PIL al di là delle teorie economiche, è veramente la trasposizione delle gare a chi ce l'ha più lungo, ma purtroppo non si parla di gioielli di famiglia, ma di bastoni. È la rappresentazione in economia di chi è più forte.
Si usa il PIL perché fare la stessa classifica in megatoni fa brutto all'opinione pubblica. Ma di quello si parla non di altro. Perché se a qualcuno gliene fregasse qualcosa, della gente, parlerebbe di ricchezza di uno stato in base a come il cittadino medio riesce a campare, alla sua ricchezza, che è sicuramente un concetto medio (cittadino medio, ricchezza media) e basato sul potere d'acquisto.

E lasciamo stare per un attimo che il benessere di una persona non deve dipende da quanto produce, ma da quanto ha rispetto a quanto le serve (senza metterci i beni non convertibili in denaro), mercifichiamoci pure, tanto per avere un indicatore. Evitiamo magari anche di inserire concetti fondamentali dove c'è una media, quali la varianza (quella che ci dice se con 2 polli in 2 persone ci mangiamo in 2 o uno si abbuffa e l'altro fa la fame). Parliamo di come sta la gente, che sapere se Obama e Hu Jintao ce l'hanno più o meno lungo, sinceramente, interessa poco a tutti (rispettive mogli e amanti escluse). Sapere poi quanto hanno lungo il missile, mi fa venire solo in mente che siamo più ricchi delle scimmie, ma certamente non più evoluti!

Smettiamola di misurarcelo con il righello, miglioriamo la società, miglioriamo la vita, non solo la nostra, ma quella di tutti, miglioriamo il mondo. Il PIL è un indicatore, non inutile, ma misura un concetto lontano. Riavviciniamoci alla persona. Ricominciamo a pensare alla dignità degli individui, di tutti gli individui presi a uno a uno, prima che alla gara fra stati. Per quello ci sono i mondiali di calcio. La vita è una cosa diversa, non la si può ridurre a tifo e lotta fra entità astratte. La spesa, tutte le settimane, la faccio io, mica il PIL!

Sbaglio?

2 commenti:

  1. Mi hai fatto ricordare che già qualcuno, provò a far passare un messaggio simile:

    il pil by R.K. nel 1968...

    la storia ci ricorda come andò a finire.

    Enjoy,
    JJ

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  2. ottimo discorso. Lui (ovviamente) va anche più a fondo nella questione e sviluppa quella parte che io ho volutamente tralasciato per evitare che uno sfogo "economico" diventasse troppo uno sfogo politico.
    Lui, cioè, parla della possibilità di mercificare il benessere delle persone. Eppure, da buon americano, non esclude la possibilità, quanto contesta il fatto che il PIL sia l'indicatore giusto.

    Il discorso in sé è altamente condivisibile, anche se spero più sul piano politico che su quello economico, nel senso che, pur con qualche distinguo, la spesa che indica il "malessere" è una percentuale (si spera ridotta) probabilmente uniforme nei vari stati.

    Io mi sono fermato MOLTO prima, nel semplice osservare che 1 euro qui e un euro in india non hanno lo stesso valore e un 1 euro per 1 persona e 1 euro per 10 persone non sono la stessa quantità media di soldi.
    poi certo, 1 euro speso a rendere il mondo più brutto vale "umanamente" meno di 10 centesimi ben investiti.

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